È un piacere condividere con i lettori del Blog «La via è aperta» come ha avuto inizio la mia esperienza di Figlia dell’Oratorio, specialmente in questo 55mo anniversario della apertura dell’attività missionaria ad gentes del nostro Istituto.
Ho conosciuto provvidenzialmente le suore Figlie dell’Oratorio il giorno del mio quattordicesimo compleanno. Confermo che tutto è stato provvidenziale. Trascorrevo, infatti, di solito il mese di gennaio, mese di vacanze estive, a Cordoba presso una mia zia: un tempo che ogni anno aspettavo con ansia e che vivevo con intensità perché mi piaceva moltissimo la vita della città.
Quell’anno, però, le mie compagne mi telefonarono per dirmi che stavano organizzando la festa del mio compleanno (il 16 di gennaio) e che pertanto mi aspettavano al paese, Las Varas, e aggiunsero anche che in paese erano arrivate due suore per missionare e che stavano organizzando un gruppo giovanile per collaborare in parrocchia. Questa era davvero una novità perché era la prima volta che queste suore venivano a Las Varas!
Non fu comunque facile la decisione: mi allettava il pensiero di festeggiare il compleanno con le mie amiche e potevo soddisfare la mia curiosità circa «le suore» che erano venute da noi, anche perché non sapevo nulla della vita consacrata, ma dovevo lasciare la vacanza a metà. Ritornai a casa.
Durante i giorni della missione, mentre suor Maria Storari faceva la catechesi agli adulti, per noi, ragazze e giovani, suor Carla Traballi aveva organizzato degli incontri di formazione. Ciò che mi attirava era il racconto della vicenda umana e apostolica di san Vincenzo Grossi, il loro fondatore, e mi veniva da chiedermi: e se fosse questo ciò che sto cercando?
Volendo dare una risposta a questo interrogativo che non mi lasciava, il giorno seguente volli parlare personalmente con suor Carla. Potei approfondire meglio gli argomenti che ci aveva presentato e lei, vedendo il mio interessamento, mi diede da leggere la vita di don Vincenzo Grossi, di suor Maria Caccialanza e lo Spirito dell’Istituto.
Dopo la loro partenza, rimasi in contatto con suor Carla almeno per un anno e quello successivo decisi di andare a Caseros (Buenos Aires) per vivere un tempo di esperienza con le suore, senza però sospendere la frequenza scolastica. Avevo 15 anni.
È stato per me un momento importante perché ho potuto conoscere e sperimentare la spiritualità di don Vincenzo Grossi, collaborando con le suore nella catechesi in parrocchia, nell’oratorio. Non ho alcun dubbio che tutto questo fu guidato dal Signore, perché, così giovane, lasciare un piccolo paese e avventurarmi a Buenos Aires poteva essere considerato un capriccio, però oggi non mi pento di averlo fatto.
Terminata l’esperienza che è durata un anno scolastico, sono ritornata al mio paese anche perché i miei genitori e la stessa suor Carla mi dicevano che se la mia intenzione era farmi Figlia dell’Oratorio, avevo bisogno di maturare dal momento che ero molto giovane per prendere delle decisioni. Così terminai la scuola superiore al mio paese. Subito dopo la maturità, nel mese di dicembre, sono andata a Caseros dove ho incominciato il tempo della formazione iniziale e a 20 anni ho fatto la prima professione.
Oggi, dopo 37 anni di vita religiosa, confermo per me le parole illuminate di san Vincenzo Grossi «La via è aperta, bisogna andare». So che la sua intercessione è potente perché io possa continuare a percorrerla, con la coscienza che sceglierei questo cammino mille e una volta. C’è una espressione di san Teresina che dice: «Ci sono anime che cercano invano la gioia sulla terra». Non è il mio caso: io la gioia la porto nel cuore.
Hna Clelia