Chiudo gli occhi ed entro nella galleria del tempo. Da lontano intravedo una figura fragile e premurosa che si muove continuamente tra la cucina, la dispensa, dal refettorio alla guarderia e da lì alla cappella e dà l’impressione che stia balbettando continuamente qualcosa. Quando si accorge della mia presenza, sorride e un po’ in italiano e un po’ in castellano mi domanda come sto… È suor Virginia Carafoli, figlia dell’Oratorio, vera donna consacrata a Dio che vive la sua offerta in modo molto discreto, nella semplicità e nella generosità, attraverso il suo servizio in cucina,.
«Nessuno si chiuda nel proprio io,
nella autoreferenzialità della propria appartenenza etnico e religiosa».
E’ partita dalla sua “Bella Italia” rispondendo ad una chiamata missionaria che la Chiesa in quel tempo faceva a tutti gli istituti religiosi a favore dell’America Latina. «Molti sono gli invitati, pochi quelli che decidono di accogliere l’invito», cantava p. Zezhinio. Suor Virginia è stata tra quelli che hanno «deciso» …non ha tenuto conto dell’età (aveva sessant’anni) della lingua da imparare, della distanza dalla sua patria, del luogo…E’ stata una presenza feconda nella parrocchia Sant’Antonio da Padova dove le Figlie dell’Oratorio deposero i loro primi semi missionari accogliendo l’invito verso la missione ad gentes.
Suor Virginia era una donna che camminava sempre guardando avanti, sgranando la corona del rosario permanentemente. Quando poteva fermarsi in cappella «ERA LA PREGHIERA». Il suo atteggiamento, il suo sguardo, il suo bisbiglio, parlavano di una connessione con Qualcuno Presente, Vivo e Reale.
suor Stella Maris R.