La passione del Figlio genera la Madre della comunità

Maria stava sotto la croce. Non un fremito di sconforto, né un gemito di pianto.

Sapeva da tempo che quel momento sarebbe arrivato e vi si era preparata. Meglio, le vicende del Figlio l’avevano predisposta non in modo fatalistico ma con speranza: prima il rifiuto dei suoi compaesani, poi il disprezzo dei capi religiosi, l’incomprensione dei parenti, la sfiducia che incominciava a serpeggiare tra le folle, il tradimento che si nascondeva tra i suoi intimi. Il suo silenzio non diceva sconfitta ma attesa.

La spada annunciata da Simeone ora, in quel tardo pomeriggio di vigilia della festa, era diventata la lancia del soldato: se aveva colpito senza produrre dolore il costato del figlio ormai morto, in lei aveva trapassato da lato a lato la sua anima, un dolore come di doglie.

Maria non sta vivendo l’epilogo della vicenda del figlio e della sua vita di madre.

C’è qualcosa di nuovo che sta venendo alla luce, anche se l’odore della morte sta invadendo tutto e tutti.

Ora non è l’angelo a dirle che sarà madre, ma è lo stesso figlio che glielo comunica: madre della comunità messianica che sta nascendo da questo nuovo travaglio, non senza dolore e non senza sangue.

La passione del figlio fa germogliare in lei una nuova maternità, lo strazio per il figlio morente lascia il posto alla condivisione della sua passione, alla partecipazione al suo sacrificio  e lo offre di nuovo al Padre, senza alcuna possibilità di riscatto, lo consegna e con lui si riconsegna.

Eccomi!

Chi è madre lo è per sempre e Maria lo è anche per tutti!

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