«Tuo padre ed io…»

Sembra un retaggio del passato la devozione a san Giuseppe, ma la chiesa invita i fedeli a farne memoria liturgicamente con una solennità. Tenuto presente che questa come altre scelte liturgiche non sono definite a caso o per sensibilità personale, occorre trovare un senso nuovo a questa «devozione» perché non si esaurisca con la scomparsa di alcune generazioni o al massimo si esprima in qualche lumino acceso davanti all’immagine del santo, recuperata e rispolverata per l’occasione.

Anche nel nostro Istituto san Giuseppe ha avuto un riconoscimento importante fin dagli inizi: alcuni eventi istituzionali erano legati a questa festa, raccontando la considerazione e il riferimento a Lui.

Di Giuseppe il Canone eucaristico dice che è «lo sposo di Maria», ma Lei, rivolgendosi a Gesù, dice: «tuo padre…» .

Preciso, Gesù ribatte che suo padre è Dio. Uscita impertinente di un figlio adolescente?

Non sembra che Giuseppe si sia risentito, o almeno il testo non lo lascia intravvedere. La consapevolezza di questa paternità insolita e fuori da ogni categoria era un segreto tra lui e Maria e lo teneva ben sepolto in fondo all’anima. Ma «questo figlio» la riporta piano in piano in superficie.

Giuseppe poteva rispondergli: «Va bene, d’ora in poi io mi ritiro in buon ordine. La mia missione è compiuta. Te la vedi col Padre tuo». Sembra che non sia andato così, perché il vangelo prosegue dicendo che il «fanciullo era loro sottomesso», cioè Giuseppe ha continuato ad essere padre.

Non sappiamo quanto tempo Giuseppe sia vissuto dopo questo episodio, se era già morto quando Gesù ha lasciato Nazaret per iniziare il suo ministero. Finché è stato in vita, Giuseppe non ha smesso di essere il padre a cui Dio aveva affidato questo «Figlio Suo».

Si è padre e madri a vita! Cambiano le modalità per esprimerlo, ma resta la realtà di esserlo.

Ora che abbiamo abbandonato certe forme che consideriamo obsolete di «dipendenza spirituale» come la protezione o il patrocinio di tanti santi – e di san Giuseppe nel nostro caso -, non viene meno la realtà di quello che sono e che sono stati per la Chiesa.

San Giuseppe come ha avuto «cura» di Gesù, così ha cura del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Una cura finalizzata a farci riconoscere che il riferimento originario non è Lui, ma Dio, il Padre.

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