I segni dei tempi
Il tempo del Natale, quello storico ma anche quello liturgico, è disseminato di segni!
Il segno del tempo dell’Epifania è la STELLA.
I Magi hanno visto la «stella» sorgere e si suppone che questa visione non sia stato un evento riservato ad esperti. La stella era lassù e di notte era visibile. Certo occorre «guardare in alto», interrogarsi, fare domande a chi ne potrebbe sapere di più, e alla fine lasciarsi guidare nella ricerca da questa novità.
Giovanni XXIII nel lontano 1961 nella Costituzione apostolica Humanae salutis usò per la prima volta l’espressione «segni dei tempi» per indicare quei «non pochi indizi che fra tanta tenebrosa caligine sembrano offrire auspici di un’epoca migliore per la Chiesa e l’umanità” (HS 4). E dichiarando la sua incrollabile fiducia in Dio che non abbandona l’umanità, precisava che è lo stesso Gesù ad esortarci ad interpretare «i segni dei tempi» (MT 16,3)
Il contesto descritto dal papa è ancora attuale e forse più tragico, perchè sembra che prevalgano disordine e confusione. Ma possiamo riaffermare sulla scia delle parole di Giovanni XXIII che, nel nostro pellegrinaggio storico, Dio nella sua sollecitudine ci accompagna attraverso i segni dei tempi e ce li comunica. A noi spetta riconoscerli e leggerli!
Per riconoscerli occorre comprendere il linguaggio dello Spirito… e per coglierne il significato si richiede il discernimento.
Ogni epoca ha i suoi segni dei tempi «episodici» come affermano alcuni manuali. Si tratta di accogliere la comunicazione come proveniente dal Cielo (guardare in alto!) e di lasciarci toccare dalla emozione (provarono grandissima gioia!), di prendere una decisione (giunsero da oriente); in altre parole si tratta di percorrere il cammino del discernimento.
I magi sembra abbiano attraversato il deserto, luogo di silenzio e riflessione, prima di giungere a Gerusalemme, e anche qui hanno continuato a cercare, a chiedere informazioni. Nella Stella avevano intravisto il segno attraverso cui Dio si comunicava all’umanità, e non hanno abbandonato in nessun momento l’impresa di vedere e toccare chi essa annunciava. Hanno investito tempo e risorse, ma soprattutto cuore. Non è stata la curiosità scientifica che li ha spinti, ma il desiderio di incontrare e abbracciare il Bambino, il Re appena nato. Sì, perché, se anche il vangelo racconta di prostrazioni e di adorazioni, non possiamo escludere che, fuori protocollo, ci sia stato anche un abbraccio tenero, quello che i bambini rubano a chiunque.
Riconoscere i segni dei tempi è quindi principalmente una questione di discernimento, di cuore in sintonia con Dio.