Giubileo 2025: A chi tocca?

«La notte di Natale Papa Francesco ha aperto il Giubileo, facendo risuonare nel mondo il richiamo alla speranza». Anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, con queste parole ha condiviso nel suo discorso di fine anno l’invito alla speranza che porta con sé l’anno santo 2025.

Mattarella prosegue ponendo una domanda: «Cosa significa concretamente coltivare fiducia in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri e da conflitti?». Evidenzia poi una lunga serie di motivi per cui parlare di speranza sembra una pia illusione: «In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni. Faglie profonde attraversano le nostre società. La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza. A livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti. La crescita della spesa in armamenti, è otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29 per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione».

Come si fa, da che parte si comincia per dar credito ancora alla speranza? Il quadro in cui siamo immersi è desolante, è molto più facile demoralizzarsi che entusiasmarsi, una cappa di tristezza sembra sovrastarci. Potrà il Giubileo dare forza allo stanco e moltiplicare il vigore allo spossato? Come tutte le cose che riguardano la fede, anche il gesto simbolico del varcare una porta cosiddetta santa non può essere ridotto a un atto magico o devozionistico, fine a se stesso. Chiama in causa la nostra responsabilità. «La speranza – prosegue ancora Mattarella – non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte».

Il Giubileo ebraico fissava un anno di riposo della terra, la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, perchè non ci fossero il troppo ricco e il troppo povero. Facciamo allora di questo tempo santo il kairòs, l’occasione propizia per fare nostri gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’Onu, che tanto assomigliano al sogno di Dio per la nostra casa comune, che tanto richiamano la visione del mondo giubilare. Facciamolo a livello «macro», nelle scelte politiche e sociali ad ampio raggio, ma facciamolo anche nel nostro piccolo, ognuno nel suo ambito, non scaricando le responsabilità ad altri, nemmeno ai politici o ai miliardari, quelli che hanno le leve del potere tra le mani. E non scarichiamole nemmeno su Dio, pensando che tocchi a Lui fare il miracolo.

Mettiamoci in cammino (pellegrinaggio), assumendo uno stile di vita sobrio, essenziale, nutrendoci a km zero, limitando il consumo di prodotti che vengono da allevamenti o coltivazioni intensivi che non rispettano i ritmi della terra. Poniamo attenzione a cosa c’è dietro quello che compriamo, consapevoli che anche oggi esiste la schiavitù e che spesso, inconsapevolmente, la sosteniamo. Informiamoci. Diventiamo consumatori critici, attenti, non superficiali. Anche questo è vivere il Giubileo. Anche da qui passa l’annunzio ai poveri di un lieto messaggio e la proclamazione ai prigionieri della liberazione. Anche così si rimettono in libertà gli oppressi e si vive un anno di grazia del Signore.

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