Debitori
Il messaggio del papa per la giornata della Pace 2025 riprende, a buon titolo, il tema del Giubileo, che secondo la riflessione di Francesco non è estraneo alla realtà attuale dell’umanità.
In ogni epoca si ripete come slogan: «Non avevamo ancora visto tempi così bui!»
Stiamo forse percorrendo in modo epocale una parabola discendente drammaticamente veloce o è l’aspirazione profonda al meglio che ci fa percepire la realtà con insoddisfazione, frustrazione e, Dio non voglia, demotivazione?
Il Papa nel suo messaggio apre lo sguardo sulle ingiustizie estese e perpetrate nel tempo, e, più sono profonde, meno hanno voce e più se ne perde la percezione. Per questo riprende l’espressione di Giovanni Paolo II – «strutture di peccato» – per confermare con rinnovata lucidità che queste non sono attribuibili ad alcuni, ai padroni attuali del mondo e della storia, ma si reggono sulla complicità diffusa, al primo posto l’indifferenza o l’assuefazione.
Il grido della umanità minacciata, dei popoli perseguitati in ogni latitudine e per i più disparati motivi, non nasce all’improvviso quando vengono portati sotto i riflettori della comunicazione, ma inizia nella disparità ad ogni livello, nel trattamento indifferente o addirittura disumano, nella confusione generata da una cattiva e manipolata informazione, nella devastazione del creato che parte dallo sperpero delle risorse naturali.
Il messaggio del Papa provoca alcuni interrogativi a cui non è possibile sottrarsi.
Quanto mi sento responsabile di tutto questo nello spazio in cui vivo, dove svolgo il mio lavoro, dove incontro gli altri? Quanto la mia comunità si muove, opera, interviene positivamente?
Quanto mi sento responsabile della necessità di un cambio culturale e strutturale perché ci sia un cambiamento duraturo? Che cosa mettiamo in campo come comunità per non accontentarci di gesti episodici di filantropia?
La responsabilità nasce se abbiamo la consapevolezza di essere debitori gli uni degli altri, come viene affermato nella preghiera del Padre nostro, ci dice il papa.
Francesco, nella linea del Giubileo e del suo significato originario, sulla scia dei suoi predecessori, propone tre azioni che nascono dall’essere appunto debitori e che rientrano come strategie di cambio culturale e non occasionale:
- riduzione o condono del debito internazionale, che non ricrei un circolo vizioso per il quale il condono diventa un finanziamento e a sua volta un nuovo debito;
- eliminazione della pena di morte, a motivo della inviolabilità della vita;
- riduzione del denaro per gli armamenti a favore della eliminazione definitiva della fame, per promuovere l’educazione, lo sviluppo sostenibile dei paesi più poveri e per contrastare il cambiamento climatico.
Azioni, che sono però fuori dalla nostra portata di semplici persone feriali. Feriali ma non estranee. Il papa ci ricorda che non siamo dispensati dal risolvere il nostro debito quotidiano e ci propone di incominciare disarmando il nostro cuore, non calcolando ciò che è mio e ciò che è tuo, sciogliendo l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri, e precisa che a volte basta «un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito».