Giovani: speranza o disperazione?

«Ragazzi, mi mandate su whatsapp la strofa o le barre di una canzone significativa per voi in questo periodo?».

Una richiesta, nemmeno troppo impegnativa, fatta ad un gruppo di adolescenti qualunque, di una città qualunque, di una parrocchia qualunque.

  • Mi chiedevo se rimane sempre questo vuoto.
  • Forse sono già morto e questo è il purgatorio, la mia vita non è un film ma un brutto episodio.
  • Come fanno gli altri, li vedo così convinti e senza dubbi…
  • Ma io chi sono? Davvero, chi sono? La mia identità è un interrogativo a cui non rispondo.
  • Anche oggi sono me contro me stesso
  • Ho il corpo pieno di ferite, autolesionismo, mille problemi da dove uscire, c’ho il sorriso finto, mi manca casa, ho fatto troppa strada per tornare a casa.
  • La voglia di sembrare forte, il più forte, la consapevolezza di essere il più fragile.

Sono alcune delle risposte ricevute, che fanno emergere qualcosa di quello che si portano in cuore i ragazzi di oggi. Espressioni per certi versi tipiche dell’età adolescenziale, carica di trasformazioni e cambiamenti destabilizzanti. Ma anche inedite, segnate da una pesantezza del vivere, da un orizzonte cupo e indecifrabile che spaventa e scoraggia.

Il 24 dicembre alle 19 il Santo Padre aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro, dando così inizio al Giubileo. Un anno particolare, chiamato anche «Anno Santo», in cui saremo invitati a fare nostro il messaggio di speranza del Vangelo.

Che cos’hanno a che fare i dubbi e le incertezze degli adolescenti con questo evento? La speranza sarà il messaggio centrale dell’imminente giubileo. «Tutti sperano – sottolinea papa Francesco: nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità». Ed è terribile doverlo constatare, ma tra queste possiamo annoverare anche tanti giovani, a cui le generazioni che li hanno preceduti (cioè noi adulti) hanno rubato la speranza e lo slancio verso il futuro. La gioventù anche quella apparentemente meno sensibile, sa bene che il mondo che le stiamo lasciando è imbruttito e sfregiato e deve fare fronte a crisi epocali che tolgono il fiato. Per questo, «di segni di speranza hanno bisogno anche coloro che in sé stessi la rappresentano: i giovani. Essi, purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire. Ma è triste vedere giovani privi di speranza; d’altronde, quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia. L’illusione delle droghe, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi. Per questo il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei loro confronti: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!» E di speranza, per tutti, c’è davvero tanto bisogno.

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