Buona fine e miglior principio!

Negli anni in cui non era ancora stata forgiata la formula «laica» di buone feste, per lo scambio degli auguri di capodanno, si usava l’espressione buona fine e miglior principio, più ricca e completa del semplice e comune «buon anno».

In ogni finire c’è la conclusione, la completezza, la pienezza. Rendere completo, mettere a punto è una grande forza perché può succedere anche di dar inizio e in seguito lasciare a metà o semplicemente lasciar finire nel dissolvimento.

Il 31 dicembre andiamo incontro alla fine e al principio: fine dell’anno passato, principio del nuovo e questo passaggio chiede di essere consapevoli di quanto sta avvenendo.

Si festeggia questa vicenda con allegria, c’è una gioia molto profonda, quella di esserci ancora e di poter entrare nel nuovo anno, ma la modalità con cui si festeggia fa tutt’altro che richiamare alla coscienza quanto avviene: il finire dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo.

Sarebbe bello se la gioia interpretasse questa duplice dimensione, il compimento e l’inizio. Ma la confusione frenetica e chiassosa di Capodanno nasconde il timore di guardare indietro e la paura di fare il passo al di là di quel confine del tempo.

Perché non guardiamo in faccia il finire reale? E nemmeno l’iniziare reale?

Un autentico finire esigerebbe uno sguardo retrospettivo, di esame e valutazione, un certo rendiconto, davanti alla coscienza, davanti a Dio.

E un autentico iniziare significherebbe un equipaggiarsi per il nuovo; un predisporsi alle prove, ai compiti che ci attendono in futuro; uno stare all’erta per scorgere ciò che mostra la strada.

Buona fine e buon principio! Meglio…

Buona valutazione alla fine dell’anno 2024 e buona speranza nell’inizio del 2025!

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