Chiedo perdono, provando vergogna
A conclusione del ritiro di preparazione all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, il 1° ottobre u.s. si è celebrata a San Pietro una liturgia penitenziale, per disporre i lavori sinodali verso l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa, partendo dalla consapevolezza che una Chiesa che vuole camminare insieme ha sempre bisogno di riconciliarsi e di non nascondere i suoi errori e il suo peccato. È imprescindibile per la Chiesa e per ogni battezzato riconoscersi responsabile, per omissione o azione, della sofferenza e del male patito da innocenti e indifesi. La mancanza della coscienza chiara del dolore provocato a tanti fratelli e sorelle rende inattuabile una vera crescita nella sinodalità. Per camminare insieme occorre prendere atto che sì, nella Chiesa tanti hanno trovato rifugio e conforto, ma altrettanti hanno subito ferite, non sono stati ascoltati e accolti, non hanno trovato l’apertura e la disponibilità tipiche del vangelo.
Una chiesa sinodale sa chiedere perdono. Durante la liturgia penitenziale, lo ha fatto sottolineando il sentimento di vergogna, quel profondo e amaro turbamento interiore che nasce dal rendersi conto di aver agito o parlato in maniera intollerabile e indegna. Ci sono modalità, scelte, stili, strutture decisionali che non sono aderenti all’insegnamento del Signore Gesù e che anziché sollievo e respiro provocano oppressione e angoscia: riconoscere questo è il primo passo per dare concretezza alle parole con cui esordiva la Gaudium et Spes: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo».
Chiedere perdono significa non solo riconoscere il male in potenza, ma che il male è già in atto dentro la Chiesa. È un passaggio ineludibile per dare serietà e autorevolezza al desiderio di sinodalità espresso in questi anni di ascolto e confronto, per proseguire con umiltà e mitezza il cammino che può portarci a riconoscere la dignità di ogni fratello e ogni sorella che cammina con noi. Un male già in atto che prende la forma di mancanza di coraggio, di complicità con sistemi che hanno favorito la schiavitù, dell’indifferenza davanti alle ingiustizie, dell’abuso di potere e del tradimento della fiducia dei piccoli, della mancanza di difesa della dignità delle donne, dell’inerzia che fa cedere alle lusinghe dei primi posti, dell’autoreferenzialità, la forma dell’ideologia che sostituisce la voce dello Spirito e che trasforma la dottrina in un’arma contro l’altro.
Possa questa richiesta di perdono a Dio e ai fratelli e alle sorelle essere la pietra d’angolo su cui costruire una chiesa capace di comunione e di fraternità.
Per leggere i testi integrali delle intenzioni scritte dal Pontefice e lette nella Basilica di San Pietro da alcuni cardinali, cliccare qui https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-10/cardinali-richieste-perdono-veglia-penitenziale-sinodo.html