Flexare o desiderare

Flexare è un neologismo che viene utilizzato per lo più dai giovani. È sinonimo di mostrare la propria ricchezza, potenza o successo in modo esagerato e spesso arrogante. Molto probabilmente diversi influencer e youtuber hanno favorito e sdoganato questo atteggiamento, ostentando le loro ville, i loro outfit, il loro lusso e i loro privilegi.  Agli occhi degli adolescenti (ma non solo) questo stile di vita è o diventa invidiabile, anche se spesso irraggiungibile. Ed è uno stile che va a toccare la formazione della personalità e dei desideri profondi, rendendo attraente qualcosa che in realtà è una risposta a un bisogno indotto, non percepito spontaneamente ma provocato ad hoc per vendere qualcosa di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno.

Lo schiavo che dà meno problemi al padrone è quello convinto di essere libero. Non si ribellerà mai, illudendosi di fare quello che vuole e di agire liberamente, senza accorgersi che in realtà è mosso da fili invisibili che non sono nelle sue mani e che lo porteranno a spegnersi sempre di più. Molti si ritrovano in questa condizione, senza la neppur minima consapevolezza della loro prigionia, magari vissuta in gabbie dorate, ma pur sempre prigionia.

I continui luccichii a cui siamo esposti – in particolare i giovani ma in realtà noi tutti – soffocano la luce dei desideri più autentici e più profondi che ci portiamo dentro. In mezzo a tanto flexare, il rischio di rimanere abbagliati è concreto, con l’amara conseguenza di non dispiegare appieno le proprie capacità, soffocando il potenziale di bellezza che ciascuno si porta dentro, abdicando alla responsabilità più alta, quella del venire alla luce completamente, del dare spazio e attenzione a ciò che davvero ci nutre e ci sazia.

Per chi ha un ruolo educativo diventa urgente saper riaccendere la meraviglia, riavvicinarsi alla bellezza delle cose semplici, aiutare a coltivare la capacità di attesa, sfuggendo al tutto e subito. Solo la luce della meraviglia può far tornare a brillare la stella del desiderio di conoscere e scoprire il gusto e il sapore della vita. Riconoscere il Desiderio con la D maiuscola, distinguendolo dai bisogni indotti, è il modo più potente per aiutare i ragazzi a trovare la propria direzione, senza lasciarsi sviare in vie anguste e senza uscita. Diventare testimoni del desiderio è forse la sfida educativa più ardua che siamo chiamati ad affrontare, perché ci costringe a misurarci con un interrogativo esigente e forse anche antipatico: credo davvero in quello che faccio? Lo amo? Qui sta la forza dei testimoni: nella capacità di mostrare quanto può essere piena e realizzata una vita in cui ciascuno segue la rotta del proprio desiderio più autentico.

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