Oratori estivi, grest e dintorni

Con l’arrivo dell’estate, viene l’inizio delle tantissime proposte educative fatte dalle parrocchie a favore della gioventù: grest, campi estivi, pellegrinaggi, viaggi, gite, con largo spazio alla fantasia e alla creatività. I primi in ordine cronologico sono sempre i «grest», chiamati anche, a seconda delle zone geografiche, oratori estivi, estate ragazzi, cre, centri estivi e chi più ne ha più ne metta. L’ultimo «driiin» della campanella a scuola è seguito, nel giro di poche ore o pochi giorni, dalla prima volta in cui si ascolta e si balla l’inno del grest, con i nutriti gruppi di animatori in pista, carichi ed entusiasti, pronti ad insegnare i nuovi passi ai bambini, vestiti dell’immancabile maglietta della loro squadra, con il cuore che batte forte per l’emozione e il caldo che si affianca a grandi e piccini come fedele compagno di viaggio.

Per moltissimi adolescenti, le settimane dell’oratorio estivo sono la conclusione del percorso formativo di un anno, uno dei momenti più attesi e desiderati. C’è da alzarsi presto la mattina, da armarsi di pazienza per stare coi bambini più agitati; c’è da organizzare, preparare, sistemare, sudare, riflettere, pregare, correre sotto il sole, sorridere, accogliere, osservare, ascoltare, riordinare, pulire… il tutto, magari dopo aver fatto serata con gli amici e aver voglia la mattina dopo di starsene a letto fino a mezzogiorno. Chi glielo fa fare? Potrebbero andarsene al mare, ritrovarsi con gli amici della sera prima a giocare alla play o inventarsi mille altre cose. Eppure arrivano a frotte, anche quelli che non si sono mai visti fino a Pasqua e poi, improvvisamente, risorgono dal loro letargo oratoriano quando sentono aria di preparazione delle attività. Gli adolescenti volano al grest come le mosche al miele. E agli occhi dei bambini appaiono come specie di supereroi in miniatura (o anche in formato gigante, vista la stazza di certi giovanotti!), le loro parole sono come quelle degli oracoli, la loro attenzione un’iniezione di energia e di fiducia.

Gli animatori non sono i ragazzi perfetti, senza contraddizioni e incoerenze. Le hanno, eccome, a volte anche grosse. Tra di loro ci sono i tipici «bravi ragazzi», che forse non hanno comportamenti border line, ma magari si portano nel cuore tanta ansia. Ci sono quelli che invece non esitano ad avvicinarsi all’alcol, ad altre sostanze o al sesso, cercando in essi un riempitivo al vuoto che percepiscono dentro e fuori di loro. C’è chi si lascia tentare dal gioco on line, chi fa fatica a vivere relazioni che vadano oltre l’apparenza, chi si attacca al cellulare. Insomma, ci sono gli adolescenti di oggi, la «generazione z», la prima ad essersi sviluppata godendo dell’accesso ad internet sin dall’infanzia, avvezza all’uso dei social ma che fa fatica a relazionarsi a tu per tu.

Anche in loro, che noi adulti sentiamo così distanti e superficiali, sotto sotto cova quella convinzione che davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere e al grest ne possono fare esperienza concreta. Nonostante il mondo che ci circonda continui a gridare che il modo per star bene è pensare solo a se stessi e riempirsi di soldi a qualsiasi costo, nel cuore dei ragazzi c’è ancora una zona franca in cui possono e vogliono dissentire da questo imperativo. Il grest è uno spazio reale in cui il loro dissenso può emergere, non perché ci si ragioni a tavolino, ma perché si tocca con mano che il tempo speso a favore di altri sazia il cuore in profondità e ne allarga le maglie, facendolo respirare a pieni polmoni.

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