Partecipi al sacerdozio

Nel fare memoria, oggi, dell’ordinazione sacerdotale del nostro fondatore san Vincenzo Grossi avvenuta nel lontano 1869, cerchiamo nella sua vocazione le radici della nostra vocazione di figlie dell’Oratorio.

La paternità biologica trasmette nella generazione alcuni tratti, a volte più marcati e altre volte meno, ma il DNA è il segno più indelebile e indiscutibile. Anche la paternità spirituale è legata alla trasmissione!

Quali sono i caratteri che don Vincenzo ci ha trasmesso? E dove affondano le loro radici?

La nostra vocazione ha i suoi germi vitali nella ordinazione sacerdotale di don Vincenzo Grossi.

Mi capita, a volte, al momento della comunione di ricevere una parte dell’ostia consacrata, solitamente riservata al celebrante. Se in qualche occasione ho pensato a un segno di considerazione alla mia persona, poi, più realisticamente, l’ho interpretato come un invito ad una partecipazione più profonda al sacerdozio di Cristo, al sacerdozio ministeriale, a vivere il mio sacerdozio.

La vocazione intrisa di sacerdozio a cui sono chiamata come figlia dell’Oratorio e questo semplice fatto non sono estranei: una esprime e l’altro conferma.

Come don Vincenzo ha vissuto il suo sacerdozio, lì si possono trovare alcune indicazioni: il suo ministero si è espresso come ministero della parola, come guida pastorale, ed anche come presidenza della liturgia. Se non ci è chiesto di svolgere il ministero propriamente sacerdotale, ci coinvolge invece lo spirito e lo stile con cui Don Vincenzo lo ha svolto. Ci raccontano i testimoni che lo ha vissuto come un dovere, un apostolato, una missione, un servizio.

Di più!

Nelle Costituzioni le parole «collaborazione» o «cooperazione» con i sacerdoti definiscono la nostra vocazione che richiede di essere “interpretata” come una partecipazione al ministero del sacerdote. La nostra missione non è di sudditanza al sacerdote, né di esecuzione di ordini o direttive, ma è partecipativa.

Fortunatamente!

E non per una rivendicazione di genere, ma perché ci sono circostanze e situazioni, oltre che fasi della vita, in cui la vocazione di figlia dell’Oratorio ha la possibilità di esprimersi e concretizzarsi solo in una essenziale partecipazione spirituale al Sacerdozio ministeriale, non per questo, però, meno coinvolgente e reale.

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