La nuova ascesi o «arte del disimparare»
L’ascesi torna attuale! Ma una ascesi al contrario rispetto a quella che abbiamo conosciuto negli anni della prima formazione: si tratta, oggi, di favorire la persona nel suo venire alla luce nella verità.
Un famoso priore di una grande abazia francese – Dom Dysmas De Lassus della Grande Certosa – sostiene che si è diffusa nella vita consacrata la «cultura della menzogna», non da intendersi in senso morale, ma come tendenza a velare la realtà com’è: una modalità per difendere l’area della privacy e per tutelare la governance ad ogni livello, una interpretazione moderna del famoso «manto della carità». L’esito, sostiene il priore, è stato una vita consacrata quasi perfetta e omologata, ma una vita surrogata.
È utile, magari vitale, che le persone consacrate, come lo stile di vita delle comunità religiose, assumano una ascesi in cui disimparare ciò che è stato considerato un modello virtuoso di vita, ma fittizio, artificioso, se non addirittura irreale.
Si tratterebbe di disimparare:
- a spiritualizzare tutto
- a ritenerci i migliori
- a considerarci maestri
- a crederci e stimarci caritatevoli per… «appartenenza»
- ad obbedire senza libertà
- a non farci mancare nulla
- a dissimulare emozioni e sentimenti
- a identificare l’uniformità con la unità
- a moralizzare comportamenti e situazioni
- a vivere ogni ruolo come potere
…e la lista potrebbe allungarsi.
Le Regole, le tradizioni, la disciplina, quando non sono interiorizzate, hanno la stessa funzione degli abiti religiosi: identificano una appartenenza, sì, ma si sa che l’abito non fa il monaco!
È da un po’ di tempo che il mondo non cerca maestri, bensì testimoni.
Disimparando a considerarci maestri, diventeremo testimoni!