La borsa di santo Omobono

«È venuto il tempo delle cipolline», disse don Vincenzo un giorno alla perpetua, la quale capì che le scorte si erano quasi esaurite e che bisognava aspettare ancora qualche mese prima che i raccolti delle prebende venissero maturi e quindi venduti o divisi.

Proprio in quei giorni passò dalla canonica Ledovina, che era diretta a visitare le case del guastallese. Don Vincenzo, che aveva già incominciato un regime di economia in canonica, si trovò di fronte a una serie di richieste: a Luzzara volevano 140 lire per pagare la macchina da cucire per evitare una citazione giudiziaria di insolvenza, la signora Antonia Tondini chiedeva che le venisse fornito il grano per l’inverno, Domenica Croce da Formigara voleva indietro quanto prima la somma di denaro che aveva prestato per l’acquisto della casa di Viadana, a Breda ai soldi dell’assicurazione per il ripristino del laboratorio incendiato bisognava aggiungere altro denaro e le suore non ne avevano… a Lodi occorreva installare un portone nuovo perché quello esistente era insicuro.

Don Vincenzo ascoltò la lettura della lista in silenzio, poi spostando rumorosamente la sedia si alzò, e appoggiando ambedue le mani sul tavolo, con un tono di voce che nascondeva a malapena l’alterazione che stava salendo dentro di lui, disse: «Denari ancora, anche dopo averli spesi tutti!?! Denari da una parte, denari dall’altra: è affare serio ed io non ho la borsa di Sant’Omobono!».

Don Vincenzo aveva imparato da bambino chi era sant’Omobono, il patrono della diocesi di Cremona. Era un ricco mercante che distribuiva i suoi beni ai bisognosi. E siccome era un abile commerciante di tessuti, la sua borsa non si svuotava mai, sembrava che il denaro si moltiplicasse miracolosamente. In realtà la borsa non si svuotava perché Omobono il denaro non lo accumulava per sé, ma lo distribuiva. Per questa sua caratteristica a Cremona è rimasto il detto: «Non ho mica la borsa di sant’Omobono!» per rifiutare eccessive richieste di denaro.

Ledovina si rese conto di aver provocato quello scatto di impazienza, per cui non aggiunse nient’altro. Aspettò che don Vincenzo si mettesse seduto e poi propose alcune soluzioni possibili che furono condivise e alle quali lo stesso don Vincenzo ne aggiunse altre, senza dover mettere mano al portafogli che comunque era vuoto e continuava a rimanere vuoto, perché davvero la sua non era la borsa di sant’Omobono.

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