Tempo scaduto? (Laudate Deum 1)
Il 4 ottobre u.s. è uscita l’esortazione apostolica di papa Francesco «Laudate Deum», che a 8 anni di distanza dall’enciclica «Laudato Sii» sulla cura della nostra casa comune, invita ogni uomo e ogni donna di buona volontà a non chiudere gli occhi su quanto sta avvenendo al nostro pianeta sofferente. Purtroppo il suo primo appello non è bastato. Francesco afferma senza mezzi termini che «con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti» (LD 2).
Non c’è più tempo da perdere, non possiamo più far finta di niente. Il problema è reale e riguarda tutti: «per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi» (LD 5).
Il pontefice non esita a criticare apertamente tutte quelle persone che in modo superficiale e menzognero minimizzano il fenomeno e provano a porre in ridicolo coloro che invece ne evidenziano la pericolosità. Quello di Francesco non è allarmismo o disfattismo, ma preoccupazione accorata e più che giustificata per una situazione che sta andando oltre i limiti ragionevoli di rischio. È in gioco il futuro del pianeta e della vita che lo abita.
La sensazione di impotenza davanti a tutto ciò è inevitabile. Ma non possiamo tirare i remi in barca, non possiamo illuderci che il problema si risolverà da sé. Anche il più piccolo contributo alla causa è importante e necessario.
Noi Figlie dell’Oratorio che abbiamo a cuore l’educazione delle giovani generazioni siamo chiamate a non spegnere i loro sogni e il loro anelito di vita. «La nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate. Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare» (LD 3). La realtà dunque ci interpella e ci impone di farci carico del problema, non solo e non anzitutto per noi stesse, ma per quella gioventù che diciamo di amare e alla quale stiamo lasciando un mondo che non respira più. Noi che abbiamo a che fare con tanti bambini, adolescenti e giovani e che incontriamo le loro famiglie, abbiamo il dovere di sensibilizzarci e sensibilizzare, di offrire opportunità per formarci e informarci, per buttare le basi per una mentalità diversa. Non possiamo più permetterci e permettere di vivere «come se non ci fosse un domani», espressione che è l’esatto contrario di un modello di sviluppo sostenibile. Baden Powell, il fondatore del movimento Scout, ci aiuta con alcune sue parole a tenere la rotta: «Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non avere sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio».