Una pagliuzza d’oro
Ci sono grandi cercatori d’oro ma anche piccoli che si accontentano di qualche pagliuzza di questo metallo prezioso che spunta sorprendentemente da inimmisurabili quantità d’acqua di torrente filtrata.
Oggi, anche se non si usa più, si stanno versando quintali di inchiostro per raccontare del papa emerito e per arrivare a dire ciò che è sempre stato vero ed evidente, ma che non faceva notizia… Adesso tutti stanno saltando sul carro del vincente e ognuno ha in serbo qualche inedito.
Lasciamo agli esperti ogni considerazione storico-teologica e pastorale per raccogliere come eredità preziosa una piccola pagliuzza d’oro, oro puro. È il suo dono!
Benedetto XVI per maturare la decisione storica di dimettersi, – e non ci sono dubbi per ogni sua decisione-, ha fatto appello alla sua «coscienza».
«Esaminata la mia coscienza davanti a Dio…», ha detto al Concistoro dell’11 febbraio del 2012.
Non ha consultato san Tommaso, nè Aristotele e nemmeno la Sacra Scrittura, non ha detto di aver invocato lo Spirito Santo! Non sembra neppure che abbia interpellato qualche consigliere fidato…
Ha esaminato la sua coscienza davanti a Dio!
Immagino Dio, creatore, e Benedetto, creatura, uno di fronte all’altro: due identità infinitamente distinte che si guardano negli occhi. Gli occhi, specchio dell’anima! Uno sguardo senza filtri, nemmeno quello del pensiero o del cuore.
Se per accettare il pontificato ha dovuto raccogliere tutte le sue energie di mente e di cuore, calmare i timori, mettere a tacere trepidazioni ed angosce, per compiere il gesto opposto, non meno eloquente e significativo, spoglio di tutto ha scrutato la sua coscienza.
La coscienza, si dice, è il tribunale di Dio. Benedetto XVI – che di tribunali ecclesiastici se ne intendeva! – ha vissuto la sua coscienza come il giardino dove Dio, ogni giorno scendeva sul far della sera per incontrare l’uomo e intrattenersi con lui.
Il papa emerito questo ci consegna: la coscienza è lo spazio dove Dio si intrattiene con me amichevolmente, dove io lo posso incontrare senza timore. Se poi la coscienza è la consapevolezza di sé a cui possiamo giungere, essa è lo spazio vitale che Dio si è riservato in me dal primo istante della mia esistenza.