Nessuno può salvarsi da solo
Nel messaggio di papa Francesco per il 1 gennaio 2023, giornata dedicata al tema della Pace, raccogliamo la sua riflessione per il nostro cammino..
In tanti modi e con diverse argomentazioni il papa afferma che «Le tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro».
È proprio questa interconnessione che chiama in causa la responsabilità e la compassione personali e comunitarie, cioè delle comunità in cui viviamo quotidianamente. Quante volte di fronte a ogni genere di immagini drammatiche che scorrono davanti ai nostri occhi, con una velocità incalcolabile cerchiamo di capire la distanza che ci separa fisicamente da questi drammi per vedere se ci riguardano o meno. La storia recente ha dimostrato che questo è solo un gioco immaginario. Il Covid ce lo insegna. La guerra in Ucraina è ancora per noi come una spada di Damocle. I molteplici conflitti e i flussi migratori continui anche se non sono più argomenti di prima pagina, restano falle enormi in quella che chiamiamo sicurezza mondiale.
Per il Covid-19, scrive il Papa, si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cf. Mc 7,17-23).
Non si tratta di far scattare una grande solidarietà tra buoni; in questa salvezza sono da includere anche i nemici, i guerrafondai, i corrotti e i corruttori non certo per diventare conniventi o tolleranti nei loro confronti, ma perché non ci possiamo salvare da soli.
La Vergine nel Magnificat, infatti, canta che Dio ha rovesciato i potenti dai troni, non li ha bastonati, o uccisi. Ha disperso i progetti dei superbi, ma non ha schiacciato o perseguitato le loro persone.
Gesù riesce a pensare a una vittoria che non implichi la morte del nemico. Riesce a pensare ad una vittoria sull’inimicizia, non sul nemico. È la scommessa assoluta. L’amore vince il nemico non già uccidendolo, ma uccidendo l’inimicizia che c’è in lui e tra di noi.
L’inimicizia che è accovacciata anche alla porta del nostro cuore… e non solo nel cuore del nemico.
Questo mondo non ha bisogno di altri lividi e bastonate. Ha bisogno di cura, di prenderci cura, gli uni degli altri fosse anche solo con il linguaggio, il linguaggio della cura nelle relazioni quotidiane che si trasferisce per contagio naturale nelle relazioni internazionali.