Il censimento: Scompiglio a Nazareth
Il Calendario dell’Avvento procede secondo il suo ritmo giornaliero, aprendo alla nostra considerazione e riflessione luoghi, personaggi e situazioni legati alla nascita di Gesù ed invitandoci, attraverso una breve preghiera quotidiana, a rendere attuale nella nostra vita tale evento. Accanto a questo strumento desideriamo dedicare il tempo che ci separa dal Natale alla rilettura in chiave «narrativa» dei fatti salienti che hanno caratterizzato 2000 anni fa la venuta tra noi del Figlio di Dio, nella persona del Bambino di Betlemme. I racconti che proponiamo si fondano sui vangeli di Matteo e di Luca, ma, proprio perché «racconti», spaziano oltre le parole molto misurate del testo sacro, e, grazie alla immaginazione, particolareggiano luoghi, eventi e stati d’animo, tutto certamente verosimili. Non sono, infatti, racconti di fantasia, ma di immaginazione e pertanto ci aiutano ad entrare meglio nello spirito del Natale.
Scompiglio a Nazareth
A Nazareth, nella piazza della fontana, una mattina si presentarono due militari con le insegne imperiali e, in un aramaico stentato, lessero un decreto dell’imperatore: ordinava il censimento su tutta la terra. Come erano venuti, così se ne andarono senza neppure immaginare lo scompiglio che avrebbe creato il loro annuncio nella popolazione. Dovendo ritornare ai luoghi d’origine, c’era chi doveva organizzare a chi lasciare la custodia dei bambini piccoli, la cura degli animali, la guardia della casa. La gente faticò a capire che cos’era un censimento e a che cosa serviva, così pure come funzionava tutta la macchina organizzativa che ci stava dietro. Alla fontana per alcuni giorni non si fece che parlare di chi doveva mettersi in viaggio e chi invece poteva adempiere l’ordine a Nazareth. Gli uomini davanti alla sinagoga incominciarono a fare una indagine per capire come organizzare la carovana per quelli che dovevano partire. Per Maria e Giuseppe c’era una difficoltà in più: la gravidanza molto avanzata.
Gli uomini prepararono l’itinerario: scelsero il percorso più lungo, circa 150 Km per evitare di entrare in Samaria dove temevano il rifiuto degli abitanti e problemi di tipo logistico. Calcolarono il tempo: sette o dieci giorni circa all’andata, una sosta tra i parenti se ancora ce n’erano nel paese d’origine, e altrettanti per il ritorno. Le donne del paese prevedendo che Maria non avrebbe fatto in tempo a tornare a Nazareth per partorire, le suggerirono di portarsi l’occorrente per il bebè e per lei. Lo strapazzo del viaggio avrebbe potuto anticipare le doglie.