I multiformi occhi delle suore (Guardare don Vincenzo con … 19)

Don Vincenzo accompagnò la fondazione del nuovo Istituto da quando era in embrione, nei primi anni del 1880, fino alla sua prima e provvisoria approvazione pontificia nel 1915 e poco più. Quasi quarant’anni!

Eppure la sua presenza nel cammino dell’Istituto non è stata preminente rispetto a quella delle suore: è stata intrecciata in modo sostanziale e vitale con essa.

Osserviamo gli sguardi di alcune suore, soprattutto di quelle che hanno avuto contatti diretti e prolungati con lui.

Angela Cipelletti, donna intraprendente e creativa, lo ha visto  come un «suggeritore», cioè come un sacerdote che ha dato, a lei e ad alcune compagne, lo spunto per avviare un progetto nuovo di vita religiosa eche lui sosteneva. Quando don Vincenzo, però, ha lasciato Regona  per una nuova nomina a parroco, la donna indicata dallo stesso don Vincenzo come superiora delle  suore e delle nuove comunità, se n’è fatta carico in toto, ritenendosi la fondatrice. All’invito di don Vincenzo a non considerarsi la superiora del piccolo gruppo, perchè era stata sostituita, essa ha reagito come davanti ad un sopruso e si è staccata, seguita da  altre suore  che la stimavano e sostenevano. Salvo poi,  nell’anzianità  a recuperare il rapporto con l’Istituto lasciando  in eredità la sua casa di Regona.

Maria Caccialanza era tra le prime compagne della Cipelletti, e ha visto don Vincenzo come fondatore. Dopo averla chiamata da Regona a Ponteterra, vicino a lui, l’ha coinvolta nel governo delle prime comunità, condividendo con lei progetti, iniziative, formazione e cura delle suore. Ella si rendeva conto che su di Lei don Vincenzo aveva grandi aspettative, anche se una grave malattia e il suo carattere schivo le imponevano dei limiti. Riconosceva in don Vincenzo il superiore che le chiedeva una obbedienza difficilissima: continuare a mantenere il governo dell’Istituto anche se non poteva visitare le comunità e nemmeno raggiungerle con gli scritti, essendo quasi analfabeta.

Ledovina Scaglioni incontrò don Vincenzo ancora adolescente in occasione di ritiri spirituali tenuti da lui. Maturata la decisione di unirsi al gruppo delle prime suore, si è rimessa totalmente alle direttive di don Vincenzo che considerava appunto come suo direttore.  Lo vedeva come padre nello spirito, come guida con cui condividere ogni scelta, come consigliere per trovare i sentieri giusti da percorrere, come confidente anche se lo vedeva poco incline a raccogliere i suoi racconti di scoraggiamenti o le sue dichiarazioni di inadeguatezza.

Ricevuta ufficialmente la guida dell’Istituto ha visto sempre don Vincenzo al suo fianco nelle questioni che coinvolgevano suore, parroci e vescovi, come quando si trattava di dare sostegno economico per nuove iniziative o per qualche attività in difficoltà.

Potremmo scorrere i nomi di tante altre suore, e attraverso la corrispondenza che è intercorsa tra loro e don Vincenzo,  evidenziare come lo vedevano. È ricorrente che lo percepivano sollecito della loro vita spirituale, fisica, e apostolica.

Se Egli raccomandava la pratica dell’unione con Dio, l’assiduità ai sacramenti, e l’esercizio di tutte le virtù cristiane, non era indifferente alle condizioni economiche delle comunità a cui provvedeva con donazioni generose, o alla salute delle singole suore di cui si interessava. Diventava pieno di zelo illuminato quando dava direttive circa le attività apostoliche da iniziare, da migliorare, da sospendere.

Il fatto che le suore abbiano riferito che voleva essere chiamato Direttore, corrisponde alla sua modalità di stare a fianco della fondazione. Così lo hanno visto le suore: suggeritore, guida e sostegno… Un riferimento insostituibile.

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