Gli occhi misurati della perpetua (Guardare don Vincenzo con … 17)
Ascoltando gli aneddoti che si riferiscono alle domestiche di don Vincenzo, si potrebbe dire che le più trascurate sono finite nella sua canonica.
Trascurate o accondiscendenti allo stile di don Vincenzo, avendolo visto senza pretese in ogni ambito.
A tavola era essenziale, mai ricercato nei cibi né esigente nella quantità. Esse non capivano che cosa preferisse, quale cibo fosse per lui più gustoso. Mangiava la minestra anche quando era divenuta come colla, senza cenni di disapprovazione. Si accontentava del poco che gli veniva cucinato, come se con quello fosse già sazio. Ringraziava per la pulizia degli abiti anche se per l’uso e per il numero dei lavaggi avevano perso il colore originario. E la perpetua puntualmente anziché sostituirli con abiti in miglior stato, conservava i nuovi nell’armadio perché non lo vedeva preoccupato delle apparenze.
Se gli occhi dei superficiali leggevano come trascuratezza o tirchieria la poca cura della canonica e della sua persona, la perpetua vedeva con i suoi occhi che viveri, denaro, coperte, biancheria nelle sue mani e nelle sue casse erano solo di passaggio, erano destinati sempre ad altri, più bisognosi di lui. In queste distribuzioni occasionali o assidue la perpetua diventava la lunga mano di don Vincenzo.
La domestica ha dovuto anche accettare la tolleranza del parroco di fronte ai ragazzi che invadevano la cucina. E quando constatava che lo spazio intorno alla canonica si riduceva sempre più perché dedicato alle attività dei ragazzi che frequentavano il cortile e l’oratorio, pur rammaricandosi, capiva e obbediva.
Racconta un teste che in occasione di una festa di carnevale in oratorio, don Vincenzo ha dovuto assecondare le lamentele della perpetua per il chiasso che questa considerava eccessivo e chiedeva di sospendere ogni attività. La domestica costrinse il parroco a cedere alle sue richieste, non senza conseguenze per don Vincenzo, che consideravano un po’ succube di lei più per evitare altre reazioni pesanti pubbliche che per una effettiva sottomissione alle sue “lune”.