Bonomelli vede un parroco giovane e istruito (Guardare don Vincenzo con … 7)

Il 23 gennaio del 1876 Mons Bonomelli scrive alcune note dopo la visita pastorale a Regona dove è parroco don Vincenzo. Lo vede giovane – ha 31 anni – ed istruito. Se la giovane età era evidente, non lo era l’istruzione dei sacerdoti. La precarietà dei corsi di studio in seminario, le leggi governative che imponevano i loro programmi, e che i vescovi consideravano una ingerenza finalizzata al controllo, l’instabilità teologica, come pure la questione economica che consentiva solo a pochi di risiedere in seminario, compromettevano il livello di istruzione del clero. Bonomelli nelle note non sorvola, né giustifica con attenuanti contingenti l’assenza o la scarsità della istruzione di parecchi, perché ne incontra altri ben istruiti.  Vedeva, infatti, che un prete istruito cadeva meno facilmente nella trappola dei malintenzionati e dei buontemponi.

Di don Vincenzo, Bonomelli ha potuto osservare la piccola biblioteca della canonica, i testi e gli autori che consultava, le riviste a cui era abbonato, i quaderni sui quali scriveva regolarmente le conferenze che doveva tenere, le tracce di omelie, qualche studio di catechismo. Non saranno mancate conversazioni tra i due grazie alle quali il Vescovo ha visto un prete «istruito». Cioè non banale, né approssimativo, ma neppure solo informato o di cultura elevata, come invece si diceva del fratello don Giuseppe, denominato l’aquila. Bonomelli, fresco di studi nelle università pontificie di Roma, a sua volta mente acuta e lungimirante, lo ha definito «istruito» perché intravvedeva in lui una persona in ricerca, che attingeva alle fonti, si aggiorna, e si preparava non per un prestigio personale ma per un servizio pastorale appropriato ai tempi.

 

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