Un sogno che viaggia in autobus
Un autobus inglese a due piani, un po’ datato ma ancora funzionante, rimodellato sullo stile di un mini pub itinerante, da piazzare nei luoghi della «movida», è lo sfondo di un piccolo sogno che ha accomunato alcune persone della diocesi di Prato, desiderose di trovare nuove vie per incontrare i giovani e mettersi in loro ascolto.
«Ciao! Se vuoi, ti offro da bere… gratis! Però in cambio facciamo due chiacchiere!». Questo era quanto si sentiva dire chi, incuriosito da un mezzo di trasporto così caratteristico e particolare, si avvicinava all’autobus, simpaticamente chiamato a Prato «I’ busse». Un’offerta sui generis, che non ha mancato di suscitare stupore, meraviglia, curiosità, a volte anche qualche ragionevole sospetto: «Dove sta l’inganno, la fregatura? Cosa c’è sotto?», parevano chiedersi i tanti giovani (circa una settantina) incontrati quella sera. Nessuno infatti sembra così propenso a offrire qualcosa gratuitamente, che sia una bibita o un po’ di tempo per ascoltare qualcuno. La cosa bella è che non c’è stato nessun inganno e nessuna fregatura. Il bus è stato un segno reale e concreto di gentilezza e di gratuità, che non aveva altra finalità se non quella dell’incontro e dell’ascolto, lì dove i giovani vivono le loro serate e il loro tempo libero. Nessuna proposta da fare, nessun tentativo di aggancio per proporre ai ragazzi di partecipare a qualche iniziativa ecclesiale, nessun invito a ritiri, adorazioni, conferenze o quant’altro. Semplicemente conoscere, incontrare, ascoltare. E quanto bisogno c’è di questo! Sono in tanti che hanno voglia di condividere i loro sogni, i loro progetti, le loro fatiche, di raccontare la loro vita a qualcuno che ritenga tutto questo importante e degno di nota. Il bus è un tentativo di risposta a questo bisogno sommerso, nascosto, a volte soffocato.
Vuoi per il bere gratis (rigorosamente analcolico!), vuoi per la novità, vuoi perché forse il bisogno di ascolto è stato intercettato, sono stati in diversi a chiedere se ci saranno altre serate. La risposta naturalmente è stata un sì. L’intenzione è quella di continuare, di proseguire in questa via gentile e “umana”, che non mette al centro il tornaconto o il guadagno personale ma la gratuità e l’interesse per l’altro.
Forse è questa una delle sfaccettature di quella chiesa in uscita che papa Francesco non si stanca di indicare. In uscita non soltanto perché il bus è destinato per sua natura a viaggiare e a stare fuori – in questo caso nelle piazze frequentate dai giovani – ma perché chi ha sognato questo progetto ha scelto di non indossare i panni del maestro o di chi ha risposte da dare; ha scelto di uscire dai suoi nidi, dai suoi schemi e di provare ad allargare la mente e il cuore a chi vive situazioni diverse, a chi fa scelte differenti dalle proprie. Ha scelto e provato a non giudicare, ma semplicemente a fare spazio, a creare un vuoto dentro di sé per poter ricevere e ospitare l’altro per quello che è, senza volerlo cambiare o convertire.