Il Cuore umile di Cristo
Gesù, affermando che il suo cuore è umile, dichiara che l’umiltà lo caratterizza in quanto Figlio di Dio fatto uomo, ma intende anche l’umiltà propria dell’amore. Amare una persona, infatti, vuol dire essere contenti di farsi piccoli davanti a lei, dimenticare se stessi per darle il primo posto.
L’umiltà del cuore di Cristo si esprime nell’umiltà della vita umana.
In Gesù l’umiltà è voluta. A dodici anni, pur consapevole della sua identità divina, nel tempio interroga i dottori della legge come un discepolo. A Nazareth apprende il mestiere di carpentiere secondo le condizioni di vita del villaggio. Ai suoi concittadini non è apparso come dotato di capacità straordinarie.
Si sottopone al battesimo del Battista per manifestare la sua stima per chi l’ha preceduto e per dimostrare che niente era stato inutile nella preparazione, ponendosi nella prospettiva di una continuità.
Nella missione sottolinea che il suo comportamento di servizio è caratteristico del Figlio dell’uomo, cioè egli serve non malgrado sia un personaggio divino, ma perché lo è.
Nelle guarigioni dà la «consegna del silenzio», perché si astiene da tutto ciò che avrebbe potuto suscitare un movimento di ammirazione e di fama. Vuole salvaguardare il gesto di amore che ogni miracolo contiene, vuole rimanere nell’ombra per quanto possibile. E quando non può dissimulare la grandezza del miracolo, Gesù lo attribuisce al potere della fede di chi si rivolge a lui.