Don Vincenzo alle religiose
Don Vincenzo pur non essendo un religioso, ma sacerdote del clero diocesano, aveva una concezione della vita consacrata non da manuale di spiritualità, ma radicata nella propria coscienza sacerdotale. Quando il vescovo Bonomelli ipotizzava la consacrazione religiosa per la riforma del clero, non intendeva circondarlo di una rete a maglie strette, semplicemente desiderava per i preti una spiritualità che coinvolgesse tutta la vita. E in qualche modo don Vincenzo, anche se non conosceva queste aspirazioni del suo vescovo perché rimaste a livello di desiderio, le ha realizzate in se stesso.
Ciò che don Vincenzo, pertanto, dice della vita religiosa riflette la sua spiritualità.
Dalla conferenza su Lo Stato religioso:
«Separate dalle mille illusioni della mondanità,
separate dagli affari, non dal lavoro,
lasciaste patria e famiglia servendole in modo migliore,
separate da voi stesse.
Voi siete consacrate interamente a Dio,
i vostri sensi, le vostre potenze, vita, forze, tempo.
Non avete più niente che sia vostro,
non vivete più per voi stesse.
Come Gesù Cristo non vivete che per il Padre Celeste
per adorarlo, benedirlo, rifarlo dei danni, servirlo nel lavoro, nel dolore, nei sacrifici… e
diventate strumenti adatti, a beneficio degli uomini».
“Voi siete ostie (vittime) ed olocausto…in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni cosa anche nelle azioni le più ordinarie”.
Separate da…, consacrate a…, consumate per…: tre azioni che richiamano le funzioni del sacerdote, che rimandano al sacerdozio comune conferito a tutti nel battesimo e che la vita religiosa è chiamata ad esprimere più chiaramente.