Work in progress
Che succederebbe se un mattino gli abitanti dei nostri paesi e dei nostri quartieri passando davanti alle nostre case religiose, trovassero affisso il cartello «process en progress/ work in progress» (processo in corso/lavori in corso) e non per attività di ristrutturazione o per motivi giudiziari, ma perché la comunità «ha avviato un processo», del tipo di quelli che suggerisce papa Francesco???
Evangelii gaudium (23) già alcuni anni fa aveva invitato la Chiesa ad «avviare processi più che abitare spazi». In merito agli spazi, noi religiosi ne abbiamo in esubero, essendo evidentemente diminuiti come numeri: la questione, semmai è come «occuparli» al meglio, perché il rimanere sottoutilizzati non si ritorca contro la vita religiosa, anche solo semplicemente perché è un affronto a chi è senza casa.
La chiamata caldeggia ad avviare processi, ed è a senso unico: o lo si fa, o… rimaniamo i guardiani di un faro che non serve, perché le rotte dei naviganti passano da un’altra parte.
Non si tratta di una operazione per recuperare e riabilitare al meglio le ultime risorse, ma un vero e proprio processo di vita, che dica che abbiamo preso sul serio la situazione attuale della vita religiosa e che non ci stiamo rassegnando.
Come società, come Chiesa e come Istituti ci troviamo in una stagione inedita, un po’ come le attuali primavere che non si sa mai quando subentrano di fatto all’inverno e quando preparano l’estate… È un po’ il processo di tutti i cambiamenti storici che precedono una stagione nuova, quella che, per utilizzare una immagine evangelica, sta preparando un «vino nuovo». Non possiamo prevederne i tempi, ma siamo immersi in questa trasformazione, volenti o nolenti.
«Avviare processi», in questa stagione, a noi chiede di incominciare a pensare, a capire come e che cosa fare in modo che il «vino nuovo» possa essere raccolto in «otri nuovi» e non debba per imperizia o inavvedutezza disperdersi. Contenitori per ricevere la novità che sta germogliando per non essere travolti o messi fuori uso da essa. Il vino nuovo negli otri vecchi fa scoppiare gli otri!
Se la novità del «vino», la sua forza e bontà non dipendono da noi, ma è frutto dello Spirito, e complici i tempi che evolvono con i loro carichi di crisi, a noi tocca, però, essere contenitori idonei; questa è la nostra vocazione e missione oggi: ascoltare il dono, esplorare il dono, accoglierlo in profondità, un dono male interpretato, non riconosciuto è sciupato.
Avviare processi è fare ogni giorno un passo, un piccolo passo, costruire un’intesa anche minima, compiere un’apertura capace di suscitare speranza, darsi un segnale di cambio di prospettiva anche irrilevante ma non insignificante. È una saggezza antica, valida per le situazioni che ci paiono insolubili ed imprevedibili ad ogni livello.
Avviare processi, con questa pedagogia dei piccoli passi, coinvolge tutti, perché è alla portata di tutte noi, e sicuramente e inconsapevolmente, trasforma la persona, il contesto, la comunità, non più imprigionata nella rassegnazione ma protesa in avanti, così com’è con le risorse e i condizionamenti che la attraversano.
Tutto sta nel cominciare.
E potremmo avere ancora storie da raccontare piuttosto che inventari da redigere.