«Con-vivere» è molto più che «vivere accanto» (Sinodo 5)

Io sono Gloria, bergamasca di 32 anni, biotecnologa e reduce da due anni di esperienza missionaria nel nord del Mozambico. Ho partecipato all’evento «Giovani e Vescovi» al tavolo Intercultura… invitata proprio dal mio Centro missionario.

Il focus del mio tavolo era l’ascoltarci a riguardo della sfida all’integrazione: come la Chiesa facilita e mette in atto processi di interculturalità?

Mi sento arricchita dall’aver potuto ASCOLTARE altri giovani, sentire il loro vissuto e intravedere i sentimenti e le motivazioni che li animano.

In particolare mi sono appassionata all’ascolto di Felix, Lodigiano di origini togolesi e di Saduni, milanese di origini Srilankesi come anche il cremasco Bryan. È la prima volta che ho potuto confrontarmi con cristiani, italiani e con un’altra cultura di origine. A volte mi dimentico quasi che esistono!

Ci hanno parlato della fatica di avere una pelle troppo «nera» per i bianchi e troppo «bianca» per i neri, di momenti difficili a scuola per le prese in giro innocenti ma crudeli da bambini, di sorprendenti vasi con culture diverse a cui poter attingere per leggere la realtà sociale e personale, anche nella vita di fede.

Di come la Parrocchia li faccia sentire «nel posto giusto», li aiuti a crescere valorizzandoli (come capita ai giovani che qui hanno occasione di passare e crescere), ma che anche «tra noi», nei «nostri ambienti» non mancano le occasioni in cui sentire la discriminazione, che «siamo diversi»…

Con i giovani al mio tavolo siamo stati concordi nell’analizzare che siamo in una società in cui molte culture vivono accanto ma siamo allo stesso tempo ancora lontani dal CONVIVERE inteso come vivere con, cioè come riconoscimento della ricchezza altrui e scambio reciproco con il gusto di cambiare per diventare fratelli. Come cristiani come possiamo fare la differenza perché questo accada?

Questo è il cuore della questione a cui siamo arrivati al termine del tempo di dialogo con il Vescovo Maurizio Gervasoni (Ordinario di Vigevano) che era al tavolo con noi.

Al termine dell’evento sono tornata a casa contenta dei vissuti condivisi e delle relazioni nuove che si sono aperte, anche se ancora non è chiaro come continuerà questa esperienza di ascolto tra giovani e Vescovi.

La parola SINODALITÀ ci accompagnerà ancora per qualche tempo, e mi auguro che pian piano possiamo imparare a conoscerla a fondo per imparare a viverla, a vivere questo atteggiamento tanto caro al nostro Papa, con prassi concrete e passi da fare e da qui gettare le basi insieme per continuare a camminare come Chiesa nel mondo, al passo del mondo …con il cuore di Dio!

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