«Vorrei ancora una volta prendervi per mano…..». (GMG 2021-3)
«Vorrei ancora una volta prendervi per mano…..».
È la prima frase che papa Francesco scrive nel messaggio ai giovani per la GMG che si celebrerà a livello diocesano il prossimo 21 novembre, festa di Cristo Re.
Leggendola mi è nato spontaneo il desiderio di farla mia, di poterla rivolgere personalmente ai molti giovani incrociati o che incontro sul mio cammino e che le difficili situazioni di questi ultimi tempi hanno disorientato, allontanato, isolato.
Pensando a loro convinta che quanto afferma il papa è di una verità inaudita ossia che «nel cuore dei giovani c’è un fuoco che arde ed è più forte di noi» e ancora che «senza i giovani non c’è ricostruzione, non c’è ripartenza». Infatti in loro si trovano nuove prospettive di sguardi che sanno andare oltre ciò che blocca o frena il mondo, la società, la Chiesa.
Richiamando l’esperienza di Paolo che, abbagliato da una luce «più splendente del sole», si sente chiamare per nome, sembra che il papa voglia chiamare ciascun giovane col proprio nome per rivolgere ad ognuno un invito perentorio e di immensa fiducia: «Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto». È una esortazione ad aprirsi alle sorprese di Dio, a lasciarsi abbracciare dalla sua potenza e tenerezza.
«Alzati» è una grande sfida a «Non puoi rimanere a terra a piangerti addosso» perché «c’è una missione che ti attende».
Avendo conosciuto molti giovani mi sento di condividere quanto il papa afferma: «Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero».
Davvero questo nostro mondo non può fare a meno dei giovani, del loro entusiasmo, della loro passione, della loro creatività, dei loro sogni, della loro voglia di vivere, non può ignorare i giovani, sono capaci di sorprendere noi adulti spesso ingessati o trincerati dietro pregiudizi che ci rendono ciechi.
Per me, in particolare, ma credo anche per ogni adulto, educatore, consacrato, mettersi accanto ad essi per accompagnarli è una missione urgente e irrinunciabile che non può ammettere né se, né ma, perché, come nota Francesco, per nessuno si può dire: è troppo lontano…, è troppo tardi poiché non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile.
I giovani, spesso con i loro atteggiamenti provocatori, hanno bisogno di vedere e di trovarsi accanto una Chiesa capace di cercarli, accoglierli e di ascoltarli con pazienza.
Consapevole che i giovani sono in grado di assumersi «una missione a cui dedicarsi» il papa li sprona a prepararsi all’incontro di Lisbona per poter partecipare non come turisti della fede, ma come pellegrini che sanno aiutarsi gli uni gli altri a rialzarsi, identificandosi così in profeti di speranza.
Sono convinta che la GMG non può essere un semplice evento, ma un percorso, un processo da vivere in profonda sintonia con il quotidiano che è sempre costellato di chiamate a cui dare risposte significative e sono certa che i giovani lo sappiano fare.
suor Claudia Colombo