Celebriamo la solennità di Cristo Re dell’universo

In questa domenica, per la prima volta indicata dal papa come la GMG da celebrare a livello locale, ai giovani che conoscono quasi esclusivamente i re delle fiabe, occorre liberare la figura di Cristo, re dell’universo, dalle prerogative dell’uomo forte che mette i paletti, o risolve i problemi, possibilmente in fretta. Come nelle fiabe, appunto, dove la figura del re o dell’uomo forte trasforma sempre le tragedie in un «…e vissero tutti felici e contenti».

La regalità di Gesù, che non è di questo mondo, va ripulita non solo dalle categorie storiche, ma anche da una iconografia sacra trionfalistica poco interpretativa della verità.

Gesù è un Re, che ben si adatta alla condizione giovanile dove tutto è in divenire. Sa aspettare: rispetta i cicli delle stagioni come i processi del seme e del lievito, non dà risposte rassicuranti ai suoi interlocutori ma pone domande perché si interroghino anziché aspettare, come bambini, che ci sia qualcuno a dire loro tutto quello che devono fare. Gesù coniuga più frequentemente i «se vuoi…, che cosa vuoi…, che cosa cercate…, voi che ne dite…» piuttosto che: «Adesso, fai come ti dico io…». Indugia con i suoi interlocutori con parabole da interpretare anziché enunciare dogmi per sgombrare il terreno da ogni dubbio.

È impegnato a far maturare passo dopo passo, a rendere liberi e responsabili, nella decisione di seguirlo. E se capiterà di sbagliare, questo va detto ai giovani, Lui non è un re che inscena processi ed emette sentenze, è un re che offre possibilità inedite a tutti.

Se è proprio della condizione giovanile volere «tutto e subito», «bruciare le tappe», Gesù si propone e dopo di Lui ogni educatore, con pazienza, apertura, affetto perché non tratta come sudditi, ma come amici. La sua regalità non mortifica né limita ma promuove la vita in abbondanza.

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