Semplicità (Una parola… 5)
La spettacolarità, la complessità e l’abbondanza costituiscono alcuni degli assi portanti della nostra società. Lo stesso san Vincenzo Grossi precisa che «Il mondo non è semplice, ma scaltro e finto nella vita pubblica, nelle relazioni sociali e a volte perfino nella vita familiare».
Questo fa sentire forse in modo più acuto il bisogno di ritorno all’essenziale, di riduzione della complessità, di semplificazione della vita stessa. Come i poeti che si liberano dalle parole inutili e superflue e cercano solo parole vere.
La semplicità in che cosa consiste, allora ?
Ci viene in aiuto san Vincenzo Grossi: «Se siamo semplici, non operiamo se non per la coscienza dell’occhio di Dio e non per quello degli uomini. Non v’è più ombra di ipocrisia. Non abbiamo più timore di perdere la buona stima. Crediamo di essere amati, nonostante i nostri difetti e di esser stimati per la grazia che abbiamo in noi, che non è roba nostra, né nostro merito. Ogni scaltrezza per guadagnare stima non esiste più. Non abbiamo più quell’odiosa voglia di farci avanti e di atteggiarci ad edificazione altrui.
Per tal modo la semplicità ci veste da capo a piedi d’un garbo grazioso, simile a quello di Gesù Cristo. Infonde in tutto ciò che facciamo un aspetto non mondano, una stupenda forza di persuasione a tutto ciò che diciamo e persino il nostro silenzio ed inazioni raffrenano il male e convertono le anime».
Per vivere la semplicità bisogna tornare quindi all’essenziale, nella propria vita; custodire e ricercare ciò che è realmente più importante e rischia di essere perso di vista o soffocato.