Entrare nella città,…oggi! (XVII Capitolo generale)

Città come sinonimo di chiesa e di società/mondo, ha lasciato velatamente intendere Mons Delpini nell’omelia tenuta nel corso della Messa celebrata ieri, 9 luglio, a Villa Immacolata (Castelveccana) con le suore capitolari, rifacendosi all’episodio della caduta di Gerico (Gs 6, 19-20. 24-25. 27).

Gerico, come le realtà piccole o grandi in cui siamo inviate a compiere la nostra missione educativa, ha continuato l’arcivescovo, possono essere «indifferenti, ostili, nemiche». Le mura di Gerico sono crollate e Israele è entrato in possesso della città non perché il popolo, dopo essersi consultato, ha scelto una strategia da attuare – allusione delicata all’Assemblea Capitolare! -, ma perché ha compiuto ciò che Dio gli aveva detto.

Cosa suggerisce Gesù per entrare nella città, si è chiesto l’arcivescovo, riferendosi al brano del Vangelo appena letto (Lc 9, 23-27).

Vi faccio strada io, «Venite dietro a me», dice Gesù e indica la via per entrare nella città, una via con alcune caratteristiche che il presule ha brevemente presentato.

«Imparate da me che sono mite ed umile…» come a dire: non lasciatevi ferire da chi vi trova antipatici.

«Non sono venuto per essere servito ma per servire…»: entrate nella città non per essere riconosciuti e apprezzati,  ma per prendervi cura di quelli che tutti ignorano o scartano.

«Non vergognatevi di me…»: l’indifferenza o l’ostilità non autorizzano a stare muti fino a che qualcuno si interroghi su di noi. Dobbiamo dire chi ci ha mandati, perché la missione non è una strategia per sedurre ma una condivisione di vita.

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