Voglio svegliare l’aurora!
C’era un gallo fortemente convinto che la missione della sua vita fosse quella di svegliare il sole. Tutte le mattine, quando ancora era buio, si appostava sul tetto del pollaio e, appena un tenue chiarore incominciava a salire da levante, intonava il suo chicchirichì.
Il gallo se n’era fatto un obbligo verso il sole stesso e tutta la terra, compreso il suo harem di galline. Dovette ricredersi amaramente il giorno in cui, svegliatosi alcune ore dopo del solito, si accorse che il sole era alto nel cielo e tutti erano al lavoro.
Un impegno da illuso il suo! Infatti dovette convicenrsi che le cose non funzionavano come lui immaginava!
Nella celebrazione delle Lodi c’è un salmo che invita a «svegliare l’aurora», e se fuori è ancora buio, potremmo avere la stessa «illusione» del gallo della storiella, quella non solo di precedere l’aurora, ma addirittura, svegliandola, di dar inizio a un nuovo giorno di grazia per noi, per tutti.
La vita di fede, la vita cristiana, però – lascia intendere l’autore della storiella nella morale della favola – non è cantare per svegliare il sole, è cantare perché il sole è sorto, perché il Signore è vivo, perché Dio è la vita che si diffonde.
È il canto di gioia e di gratitudine che condividiamo con il Signore creatore del cielo e della terra, quando si siede e guardandosi attorno dice: «Che bello!».
C’è un modo di vivere la vita spirituale come quello del gallo: mi impegno per convincere Dio ad essere buono con me, mi impegno a convincere Dio a darmi il suo perdono…
Gesù propone un modo più reale e vero! Risorgendo nel primo giorno di quella settimana, Lui, sì, e solo Lui ha potuto svegliare una aurora inedita, quella dell’ottavo giorno, il giorno della grazia e della salvezza per tutti e per sempre!
Da allora l’amore e la grazia di Dio non si possono meritare né conquistare, o si accolgono o si ignorano.