Giuseppe, padre che ama

Giuseppe è più padre o più sposo?

L’iconografia lo raffigura principalmente come padre: un padre che ha cura ora di un bambino tenuto tra le braccia, ora di un fanciullo o di un adolescente mentre lo avvia al lavoro di bottega.

Enfatizzazione di un ruolo? O espressione visiva della missione a cui è stato chiamato? Di fatto i vangeli si occupano di lui quando il protagonista principale, diretto o indiretto, è Gesù.

GIUSEPPE, PADRE CHE AMA

Gesù, appena adolescente, sembra rimproverare i suoi genitori di preoccuparsi fuori luogo per lui, perché è Dio il Padre la cui volontà è chiamato a compiere e alle cui opere deve dedicarsi.

Una consapevolezza, però, che non annulla la paternità di Giuseppe, né che autorizza Gesù a sottrarsi alla sua sottomissione. Dio non svaluta, né distrugge quello che ha tessuto con cura e con diversi interventi in questo “uomo giusto”. La paternità di Dio non fagocita le paternità umane, al contrario le esalta quando sono un mezzo per rivelare la Sua, perché ogni paternità viene da lui.

Gesù ha sperimentato di stare a cuore a Giuseppe, come sta a cuore a Dio.

Se l’esperienza fondamentale della vita di una persona è sapersi amati, a Gesù questo non è stata precluso, e non solo perché figlio di Dio, ma anche come figlio del falegname. Giuseppe lo ha accolto, servito, ne ha fatto l’oggetto delle sue cure, fin dal concepimento. Gesù è cresciuto in questo habitat, non disseminato di gigli e di rose come lo raffigura l’iconografia, ma di dedizione quotidiana da parte di Giuseppe che faceva fronte agli imprevisti, estendeva le gioie ed evitava i rischi; un habitat dove la fede nel piano di Dio si è mescolata fin quasi a divenire un tutt’uno con i sentimenti umani di un padre che vede crescere un figlio anche grazie a lui.

Perché non pensare che Gesù nel suo tratto umano, nelle sue relazioni, non abbia preso un po’ anche da Giuseppe, come succede ad ogni figlio?

Noi cristiani ricorriamo a San Giuseppe, perché chi gli si affida, o gli viene affidato, è certo della sua «cura provvida».

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