18 marzo: giornata della memoria delle vittime dell’epidemia di COVID-19

«Da oggi la Repubblica italiana riconosce – sancito da decreto legge! – il giorno 18 marzo di ciascun anno quale Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus, al fine di conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute a causa di tale epidemia. In tale memoria sono compresi tanto i malati, quanto i professionisti sanitari, i sacerdoti e quanti hanno assistito le persone malate, venendo a loro volta contagiati ed uccisi».

Ci uniamo alla supplica che la Chiesa italiana eleva unanime in questo giorno dedicato alla memoria delle vittime Covid-19. È una preghiera che intende abbracciare ogni persona, perché ognuno ha portato e sta portando direttamente nella propria persona per diversi motivi e a diversi livelli la «sofferenza» di questa pandemia. La comunione nella Chiesa e quella dei santi ci sostengono nella persuasione che nessuno è estraneo alla bontà misericordiosa di Dio, nel cui abbraccio pensiamo tutti i morti e sotto il cui sguardo amorevole ci sentiamo tutti noi.

Signore Padre buono e misericordioso,
ascolta la preghiera delle tue figlie e dei tuoi figli
in questo tempo oscurato
dalle ombre della malattia e della morte.

La Pasqua di Cristo, verso la quale siamo incamminati,
illumini il nostro pellegrinare.

Donaci occhi, mente e cuore
per sostenere le famiglie, soprattutto le più provate;
per prenderci cura dei bambini, accompagnare i giovani,
dare forza ai genitori e custodire gli anziani.

Dona guarigione agli ammalati, pace eterna a chi muore.

Indica ai governanti la via per decisioni sagge
e appropriate alla gravità di quest’ora.

Dona forza ai medici, agli infermieri,
agli operatori sanitari,
a chi si occupa dell’ordine pubblico e della sicurezza,
affinché siano generosi, sensibili e perseveranti.
Illumina i ricercatori scientifici,
rendi acute le loro menti ed efficaci le loro ricerche.

Lo Spirito del Risorto sostenga la nostra speranza.

Per la forza del suo Amore, o Padre,
rendi ciascuno artigiano di giustizia,
di solidarietà e di pace, esperto di umanità.

Donaci il gusto dell’essenziale, del bello e del bene,
e i gesti di tutti profumino di carità fraterna
per essere testimoni del Vangelo della gioia,
fino al giorno in cui ci introdurrai,
con la beata Vergine Maria, san Giuseppe e tutti i santi,
al banchetto eterno del Regno.
Amen.

 

 

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  1. Chiniamo il capo in segno di profondo rispetto verso coloro che non sono più tra noi. Chiniamo il capo, non in segno di resa, ma per esprimere l’assunzione delle nostre, anche piccole, responsabilità che possono fare la differenza.