Strage di innocenti, di ieri e di oggi
In questo tempo di emergenza sanitaria, che sembra interminabile, il numero dei morti giornalieri sta rischiando di cadere drammaticamente nella dimenticanza di una rapida routine delle informazioni quotidiane. Al massimo viene usato per convincerci al rispetto delle limitazioni.
Oggi la liturgia fa memoria di una strage di innocenti, di cui ci narrano i vangeli. Gli stessi evangelisti hanno individuato il mandante e la causa. Un re geloso del suo potere e la felice ma fatale coincidenza di essere nati nel periodo della nascita di Gesù. Sono i primi martiri il cui sangue è stato sparso a causa di Cristo. Senza ignorare le migliaia di vittime da Covid, la strage di persone che mi richiama quella perpetrata da Erode è quella che ha colpito i medici e gli operatori sanitari morti a causa e nell’esercizio del loro servizio.
I santi innocenti della Giudea e dintorni, sono stati martiri loro malgrado, i nuovi martiri erano consapevoli della possibilità di subire il martirio; quelli scovati nelle loro case, strappati alle braccia delle loro madri, questi usciti volontariamente per andare verso i malati, coscienti che la malattia degli altri poteva diventare anche la loro, mortale.
Di quelli, il messale dice “santi innocenti”, di questi dei nostri giorni verosimilmente non ci sarà mai una dichiarazione ufficiale di santità, ma non si potrà nemmeno negare che sono stati martiri, non nel senso di “confessori della fede”, quanto perché non sono fuggiti davanti al virus, hanno mescolato le loro vite con le vite di quanti erano stati colpiti, hanno messo a disposizione dei malati il loro sapere, il loro tempo, la loro coscienza, tutto se stessi. In nome di chi e di che cosa? Tutti, sicuramente, per la fede nel giuramento di Ippocrate, che hanno fatto, quello cioè di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza.
Ma se Dio è il principio della vita, dietro a queste parole si può trovare la fede, conscia o inconscia, manifesta o negata, presupposta o praticata in Dio, origine e datore di ogni vita e nella persona, qualsiasi persona, come creatura di Dio.
Non si tratta di inventare nuove categorie di martiri, ma nemmeno di lasciarne il ricordo ad un freddo bollettino, al massimo accompagnato da una rincresciuta espressione del volto di chi lo legge.
Papa Francesco ci ha insegnato a riconoscere i santi della porta accanto, questa pandemia ci ha fatto scoprire anche una nuova strage di innocenti.