La santa famiglia di Nazareth

La famiglia di Nazareth non è santa perché Maria è la «piena di grazia», Giuseppe l’«uomo giusto» e Gesù il figlio «sottomesso a loro in tutto». Santità non significa assen­za di difetti o di criticità, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri della famiglia di Nazareth c’era sicuramente Dio, cioè l’a­more.

E non si tratta di amore spiri­tuale, ma dell’amore incarnato e quoti­diano, visibile e segreto che si concretizzava in una carezza, in un ci­bo preparato con cura, in un nomignolo vezzoso, in una battuta per sciogliere le tensioni, nella pa­zienza di ascoltare, nel desi­derio di abbracciarsi.

Quante famiglie, in silenzio, lontano dai rifletto­ri, con grande fatica, tesso­no questi tenaci legami d’amore che anziché trattenere le persone si trasformano in una rete di relazioni.

Abbiamo sempre separato l’amore di Dio dall’amore umano, considerandoli in contrapposizione, ma nel progetto di Dio l’amore è solo uno, quello dello sposo verso la sposa, del padre e della madre verso il figlio, dell’amico verso l’a­mico, di Dio verso l’umanità, ieri a Betlemme oggi nelle nostre città e nei nostri paesi, nelle nostre case come nelle comunità.

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