A.A.A. Amicizia cercasi! (Fratelli tutti 4)
La Fratelli Tutti è un’enciclica che invita alla fratellanza, ma ugualmente a quella splendida realtà che è l’amicizia, citata anche nel titolo. L’amicizia… è una carezza. E quanto bisogno abbiamo di carezze, di dimostrazioni d’affetto date e ricevute. L’amicizia permette di uscire dall’anonimato e dall’indifferenza, è un regalo della vita e un dono di Dio. «Per un amico fedele, non c’è prezzo», dice il libro del Siracide (6,15), a sottolineare che abbiamo a che fare con una delle dimensioni più significative della vita.
In questo tempo in cui vediamo riemergere prepotentemente impulsi primitivi e rozzi, in cui vengono fomentati in maniera irresponsabile sentimenti di contrapposizione, di odio e di violenza, dove è evidente che c’è un male torbido e oscuro che ha bisogno di guarigione, c’è forse nascosta una chiamata per la vita religiosa e per i cristiani in genere: quella di dare un nuovo volto alla missionarietà della chiesa, crescendo nel nostro essere amici.
Non ci può essere Chiesa, non può esserci missione, non può esserci evangelizzazione senza amicizia: prima di tutto senza una amicizia «interna» dei cristiani e delle cristiane che testimoniano al mondo che è bello e possibile tra noi essere amici; e ancor di più senza un’amicizia esterna, con tutti quelli che non appartengono al nostro piccolo mondo ma che sono parte dell’umanità.
Al n. 101 viene sottolineato come nella parabola del samaritano «i personaggi che passavano accanto all’uomo ferito non si concentravano sulla chiamata interiore a farsi vicini, ma sulla loro funzione, sulla loro posizione sociale che occupavano, su una professione di prestigio nella società. Ciò che premeva loro era il ruolo che dovevano svolgere».
Quando le idee sono più importanti delle persone, lì c’è una credibilità da recuperare. Quando in nome di un ruolo o di un impegno qualcuno si sente superiore agli altri, lì non c’è amicizia né servizio: c’è clericalismo fatto di arroganza e prepotenza, più o meno esplicito. «In questo schema rimane esclusa la possibilità di farsi prossimo, ed è possibile essere prossimo solo di chi permetta di consolidare i vantaggi personali. Così la parola “prossimo” perde ogni significato, e acquista senso solamente la parola “socio”, colui che è associato per determinati interessi» (FT 102). Ma l’icona dell’amicizia, dell’amicizia ecclesiale, non può coesistere con queste dinamiche. Siamo chiamati ad essere amici, in quanto «coloro che sono capaci solamente di essere soci creano mondi chiusi» (FT 104).
Francesco anela all’amicizia come a qualcosa di necessario e imprescindibile. Però ne parla proprio perché non c’è, o non ce n’è a sufficienza. Nel mondo ecclesiale, in particolare nell’ambito della vita religiosa, l’amicizia non è sempre stata vista come un luogo teologico, ma come ostacolo al riservare il cuore per Dio, come una distrazione dalla vita di fede, perché in fondo quel che conta è amare il Signore. Fortunatamente, Bonhoeffer ci ricorda che «un Dio che non faccia fiorire l’umano non merita che ad esso ci dedichiamo».
La realtà in cui siamo immersi è carica di divisione e individualismo; per questo la proposta dell’amicizia è un appello urgente perché «il legame di amicizia è orientato ad aprire il cuore intorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti» (FT 89). Come dicevamo all’inizio, abbiamo bisogno di amicizia, di carezze che pongano un argine alla trasmissione «di una vita chiusa ad ogni trascendenza e trincerata negli interessi individuali» (FT 113).