Stare insieme fa bene (Tessitori di fraternità 2)
«Tu per me sei morto!» sentiamo dire a volte nei confronti di qualcuno che si vuole estromettere dalla propria vita e dalle proprie relazioni. Ovviamente non sono espressioni perseguibili per «omicidio volontario», eppure si tratta di una vera e propria esecuzione.
Nietzsche, alla fine dell’Ottocento aveva già dichiarato la morte di Dio. Non è questo il tempo in cui è morto anche il prossimo, si domanda Luigi Zoja, autore del libro «La morte del prossimo»?
Come Dio non era più considerato necessario alla vita umana e alle sue sfaccettature, così la nostra realizzazione oggi non passa più attraverso la cura dell’altro, la relazione con l’altro, la felicità dell’altro. Attraverso quello che i cristiani chiamano l’amore per il prossimo e da parte del prossimo, precisa l’autore.
C’è proprio una «privazione sensoriale del prossimo», nel senso che non si cercano gli altri e, anche quando si è insieme, di fatto ciascuno vive da solo e da isolato, continua Zoja.
Vicini ma non insieme. Insieme ma come estranei…, sembrano le definizioni delle nostre convivenze. Ci sono distanze virtuali, che hanno creato una società di solitari.
Il termine «prossimo» ha smarrito concretezza nel corso degli ultimi decenni, è diventato un termine astratto, lontano dalla realtà. Gli altri, puntualizza Luigi Zoja, vengono considerati parte del paesaggio della esistenza di una persona, sono presenze marginali.
L’esortazione apostolica Vita fraterna in comunità definisce la vita consacrata «casa e scuola di comunione». I suoi membri si chiamano fra loro fratelli e sorelle. È il contesto per eccellenza dove la prossimità e la fraternità sono curate, salvaguardate, custodite, coltivate, dichiara e raccomanda l’Esortazione VFC. O si corre il rischio di appartenere ad una comunità come scelta di vita ma concretamente vivere da single?
Papa Francesco parla di «mistica» del vivere insieme, senza cadere in spiritualismi ingannevoli. Nelle nostre comunità, che a volte sono simili a una marea un po’ caotica, ci accogliamo, ci incontriamo magari a volte ci scontriamo, ma ci prendiamo cura le une delle altre, ci sosteniamo. Sono di fatto una possibilità a portata di mano di solidarietà, di tenerezza, di perdono, di fiducia, di accoglienza, cose tanto buone, tanto risanatrici, tanto liberatrici, tanto generatrici di speranza!
Con altre parole, il Papa ci ricorda che uscire da se stessi, per stare insieme, fa bene!
<es verdad….a veces salir de uno mismo para estar con el otro,que no sea el celular,se puede considerar una victoria…
🙂 Que bonito escrito, tiempo para todos.