Il progresso spirituale di suor Luigia
Suor Luigia, da Breda Cisoni, un piccolo paese a 6 Km da Vicobellignano, aveva scritto a don Vincenzo chiedendogli di poterlo incontrare. Il Direttore, pur preso da numerosi impegni parrocchiali, la invitò a raggiungerlo nella sua canonica.
La suora riuscì ad aprire il suo animo a don Vincenzo e a presentare il suo tormento. Da tempo confessava il suo orgoglio come mancanza di fiducia in Dio e resistenza alla sua Volontà, la vanità spirituale, il compiacimento di sé nella preghiera e nella pratica delle virtù alla quale si dedicava con assiduità e fedeltà. Don Vincenzo considerò queste parole come una confessione e si dispose a darle l’assoluzione, ma la suora lo prevenne e aggiunse che, nonostante ad ogni confessione si riproponesse di superare questi atteggiamenti e mettesse tanta cura nel combatterli, non percepiva alcun miglioramento.
Il sacerdote stette alcuni istanti in silenzio, situazione che mise a disagio suor Luigia che si interrogò tra sé e sé su che cosa aveva detto per ammutolirlo. In fondo aveva bisogno di capire che cosa la stava ostacolando nel progresso spirituale.
Quando il Direttore incominciò a parlare, e a lei sembrò dopo una eternità, le spiegò che quando S. Ignazio di Lojola proponeva ai suoi penitenti un esame particolare di coscienza, solitamente suggeriva che scegliessero come primo oggetto del loro impegno, non il difetto che sembrava più pesante a loro stessi, o più grave, ma quello che disturbava il prossimo e dava più cattivo esempio.
E aggiunse: «Non dimenticare questa norma, perché è importantissima. Il nostro progresso spirituale dipende in gran parte dalla cura che mettiamo nelle relazioni col prossimo. La negligenza su questo punto è la ragione per cui molti sforzi verso la perfezione sono inutili».
Suor Luigia ebbe chiaro che le relazioni che intratteneva in comunità e con i collaboratori avevano bisogno di molta cura, più di quanta ne mettesse per acquistare le virtù della fiducia, dell’abbandono, dell’umiltà. E con un largo sorriso annuì al suggerimento di don Vincenzo. Non aveva più argomento per ribattere alle sue parole.
Lo ringraziò molto sobriamente come erano soliti fare e allo stesso modo lo salutò, non senza prima avergli chiesto la benedizione.