Pagine di vita, racconti di un’anima (46)
Ponteterra, 5 agosto 1900
Da qualche giorno sono tornata a Ponteterra. Suor Maria mi ha accolta con un sospiro e mi ha detto con un filo di voce che sembro un soldato tornato dalla guerra. Ha poi aggiunto che mi ha aspettato come il padre del figlio prodigo ed ora mi vede con tanta gioia. Non ho voluto parlarle di me perché l’avrei affaticata, ma l’ho assicurata che ho pregato tanto per lei, per l’Istituto e per i sacerdoti. Mi ha ringraziato perché l’ho supplita in questa missione che ora non ha più le forze di compiere. Una suora della casa aveva avuto l’ingrato compito di leggerle una lettera di don Vincenzo nella quale c’erano i nomi di alcune suore che lasciavano l’Istituto o per infedeltà, o per carattere non incline alla vita di comunità o per spirito di ribellione. Suor Maria che conosce, già da tempo, queste situazioni ha detto: «Signore, tu me le hai date, io te le consegno. Fa che non si perdano». Io che non ero a conoscenza di questi fatti, sono rimasta disorientata e addolorata perché non credo possibile che, dopo aver accolto la vocazione e aver detto di sì al Signore, ci si possa perdere dietro altre questioni secondarie fino a lasciarlo del tutto.