Pagine di vita, racconti di un’anima (44)
Ponteterra, 7 luglio 1900
Ho portato i saluti di don Vincenzo a suor Maria e intanto le ho comunicato che l’estate la trascorro a Viadana. «Consummatum est» sono state le sue parole, come a dire che anche lei aveva sperato nella mia vicinanza, come mi avevano detto le suore della casa, ma si allineava alla decisione di don Vincenzo dietro la quale riconosce la volontà di Dio. Non che Dio si occupi di questa o di quella decisione che invece compete a chi ne ha la responsabilità, ma suor Maria segue ed accetta tutto quello che viene chiesto o detto come se venisse direttamente o indirettamente dall’Alto. La sua tranquillità in quel momento era la stessa del bambino: non sapeva il perché e non voleva saperlo, voleva soltanto seguire l’impulso della grazia sotto qualunque forma si manifestasse. Questo aspetto della sua santità mi attira moltissimo perché porta ad abbandonarsi completamente, prontamente e ciecamente a Dio, ad essere docile alla sua voce e a compierla senza «se» e «ma». Si è mostrata contenta della scelta di Viadana per me. Non le ho detto che avevo una materia da riparare a settembre per non aumentare la sua sofferenza. Poi ha aggiunto che era stata contenta di vedermi e di non preoccuparmi della sua salute, a lei avrebbe pensato Dio in persona. Sorrise e tentò in questo modo di farmi sorridere, ma non ho potuto trattenere le lacrime. È stato come un addio, di nuovo straziante e questa volta con la certezza quasi reale di non vederla più.
Non capisco la decisione di don Vincenzo a tenermi lontana da Ponteterra, e anche se la accolgo con un profondo fiat, la sento pesante e dolorosa per me e per suor Maria. Ci avvicina non solo la sofferenza del distacco, l’adesione alla volontà di Dio, ma anche il desiderio che tutto questo sia per la Sua gloria e per il bene dell’Istituto! Mi unisco spiritualmente al sacrificio della vita di suor Maria, lei vittima già consumata e io che piano piano incomincio a consumarmi sul medesimo altare, quello dell’obbedienza.