Pagine di vita, racconti di un’anima (43)
Ponteterra, 6 luglio 1900
Insieme a Taddea, sono andata a Vicobellignano: Don Vincenzo ha fatto sapere che desiderava vederci e parlarci. Non ero sfiorata da nessuna preoccupazione se non dal pensiero che presto suor Maria ci avrebbe lasciate. Dopo i soliti complimenti, semplici e brevi, ci ha ricevute insieme e abbiamo dato tutte le informazioni che chiedeva, anche il dispiacere per non essere state promosse a giugno. La conversazione sembrava conclusa e invece don Vincenzo, calmo calmo, ci ha detto che non era bene che ci fermassimo a Ponteterra, perché la nostra presenza poteva essere motivo di forti emozioni per suor Maria ora che ha bisogno di tranquillità. Non so se aspettava una reazione da parte nostra, c’è stato, invece, solo un lungo silenzio. Io non ho avuto il coraggio di chiedere nulla e lui non si è pronunciato oltre. Ci eravamo lusingate di rimanere vicine a suor Maria dopo tanti mesi di lontananza, ed ora invece…
Ci siamo, poi, confessate, ma anche nel confessionale non ha detto nulla in merito alla decisione appena comunicata. Tacere, obbedire e soffrire sono state le parole che continuavo a ripetermi, non perché non avessi argomento per controbattere la decisione di don Vincenzo, ma perché volevo unirmi alla passione di Gesù che, anche di fronte al disgusto per il calice della sofferenza da bere, aveva detto: non la mia ma la tua volontà, Padre. Ritornate in canonica, don Vincenzo ha chiamato in disparte Taddea e sono rimasti abbastanza a lungo a parlare. Poi ha chiamato anche me. Io sono entrata nello studio sorridente ma, appena ho visto che Taddea aveva gli occhi rossi per il pianto, ho guardato tutti e due con una espressione di domanda. Don Vincenzo non ha lasciato spazio a nessuna parola e mi ha comunicato che dovevo andare a Viadana, libera da ogni preoccupazione di alcun genere se non quella di farci compagnia con le suore e condividere un po’ di bene, di pensare a curarmi e a riposare. Ai primi di agosto devo ritornare a Ponteterra e poi si vedrà. Ci ha accompagnate fino alla porta e, salutandoci di nuovo, si è congedato da noi. Invece di riprendere la strada di casa, siamo entrate in chiesa e abbiamo lasciato libero sfogo alle nostre lacrime. Il progetto di stare vicino a suor Maria e quello di stare insieme tutta l’estate è saltato. Fiat! Voglio accogliere questa disposizione con pace e con la tranquillità di chi non decide che cosa è bene per sé e per la propria vita e lascia a Dio questo compito. Non voglio persuadermi che il mio progetto su come trascorrere le vacanze fosse scorretto, semplicemente credo che se Dio ha disposto che le trascorra in altro modo è per la sua gloria e per il bene della mia anima e di altre. Offro al Signore questa rinuncia, senza nascondere che mi costa, affinché porti sollievo a suor Maria nelle sue sofferenze. Mentre facevamo la strada di ritorno, Taddea mi ha comunicato che don Vincenzo le ha detto di andare a Villastrada e che lei si era ripetutamente rifiutata sapendo le difficoltà che ci sono in quella comunità. Alla fine ha dovuto accettare per evitare il peggio. Don Vincenzo, infatti, non ammette repliche e meno ancora rifiuti, e, se succede, usa parole secche e recise che arrivano fino all’ultima fibra del cuore, salvo poi ad esprimere con gesti semplici la delicatezza e la compassione del suo cuore per non lasciare la persona nella sofferenza.