Pagine di vita, racconti di un’anima (38)

Lodi, 25 gennaio 1900

L’abbandono nelle mani del Signore, la confidenza totale in Lui, mi sta liberando da ogni affanno, da quello degli esami finali e da quello della malattia mortale di suor Maria. Non è che sono diventata indifferente, fredda, distaccata, ma so che non sono sola a vivere queste prove e queste fatiche, e questo mi procura una gioia nuova nell’anima, quella di non sentirmi isolata.

Le spiegazioni dei professori, le interrogazioni più frequenti, il programma da completare, le lezioni di tirocinio si incalzano e sembra che le ore di una giornata non siano sufficienti a far fronte a tutto. Rimane pochissimo tempo per iniziare a programmare un ripasso di cui ho tanto bisogno sapendo che non sempre ho seguito con l’attenzione necessaria le lezioni. In certi momenti sembra quasi che la mia memoria sia andata in letargo. Può apparire una contraddizione, ma questo tempo può aiutarmi a dimenticare tutti i crucci interni ed esterni, a stabilirmi in una pace interiore che mi faccia lavorare senza affanno, a confidare molto e abbandonarmi in Dio. So che non posso dormire sugli allori pensando agli esami, perché la mia parte di responsabilità è decisiva. Come un guerriero che parte per la battaglia finale, voglio raccogliere tutte le forze che ancora mi sono rimaste, quelle fisiche come quelle dell’anima e del cuore, che sento ripieno dell’amore di Dio, per affrontare il mio dovere. Faccio come se tutto dipendesse da me, ma lascio fare a Gesù. Che cosa avrà più peso: io a confidare in Lui o Lui a non prendersi a cuore questa situazione? La promozione non riguarda solo me, il mio orgoglio, la mia ambizione. Se non permette che sia promossa per non darmi la soddisfazione, lo faccia almeno per i miei superiori e le sorelle che lo vogliono e lo meritano per i sacrifici che hanno affrontato e le preghiere che hanno elevato per me.

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