Pagine di vita, racconti di un’anima (37)
Lodi, 31 ottobre 1899
Taddea sta manifestando tutto il suo spirito di ribellione e di contraddizione, ma la serenità raggiunta nel mio animo mi aiuta ad essere inalterabile, a non farmi provocare. Più io sono calma con lei, più lei si arrabbia. Vorrei trattenerla la sera per poter fare delle conversazioni spirituali che possano giovare a lei e a me, ma ogni volta ha una scusa per non rimanere alzata e quando lo fa, dietro la mia insistenza, manifesta lo sforzo ed è poco partecipativa. La irrita soprattutto sentirmi parlare di Gesù con entusiasmo dopo le lotte spirituali che ho sostenuto per alcuni mesi, è come se fosse invidiosa per la mia recuperata pace spirituale. Nello studio si prende tutta l’autorità di rimproverarmi. Solo il pensiero della gravità di suor Maria ci unisce nella preghiera. Le nostre compagne di scuola ci passano gli appunti sempre più completi dei nostri e su di essi studiamo. L’angoscia dell’ultimo anno di scuola mi sta prendendo, ma non voglio lasciarle pieno potere, perché so che mi paralizzerebbe. A scuola come a casa faccio di tutto per stare in mezzo alle ragazze e alle suore per tenerle allegre, per essere l’anima delle conversazioni, per non lasciare spazio ad argomenti che potrebbero scoraggiarci. Soprattutto quando siamo a tavola, ho in riserva fatterelli dei miei nonni che racconto e mentre tengo allegra la comunità do serenità anche a me. Solo Taddea ha capito che tutto questo non è spontaneo per me, ma è una strategia per dimenticarmi, per poter far felici le altre. Più le settimane passano più le condizioni di suor Maria si aggravano e cresce il pensiero di non riuscire più a vederla.