Formazione e obbedienza evangelica (Per vino nuovo otri nuovi)

Il tema dell’obbedienza è quello che tocca più nel vivo il cambiamento che sta attraversando la vita consacrata.  «Obbedienza e servizio dell’autorità rimangono questioni altamente sensibili, anche perché le culture e i modelli hanno subito trasformazioni profonde, inedite e, per certi aspetti, forse anche sconcertanti, almeno per alcuni. Ciò che funzionava in un contesto relazionale di tipo piramidale e autoritario non è più né desiderabile né vivibile nella sensibilità di comunione del nostro modo di sentirci e volerci chiesa» (n. 24).

Ciò che potrà segnare davvero un passaggio ad «otri nuovi» sarà una nuova visione delle cose, una mentalità diversa, che passa inevitabilmente dalla formazione. Se dicendo «obbedienza» ci vengono in mente in primis i superiori, la tradizione o la regola, qualcosa non va perché, come dice san Paolo, in Cristo e nello Spirito noi siamo stati liberati dalla legge.

Sembra di dire qualcosa di scontato nell’affermare che «l’obbedienza vera non può fare a meno di mettere al primo posto l’obbedienza a Dio, sia dell’autorità sia di chi obbedisce, come non può fare a meno del riferimento all’obbedienza di Gesù» (n. 24). Più o meno consapevolmente però succede di ridurre la consegna di noi stessi a un’obbedienza qualsiasi, puramente umana, e di chiudere il discorso a una prospettiva di semplice sottomissione, osservanza o dipendenza, lasciando da parte ciò che invece è centrale: un’obbedienza come quella di Gesù, l’uomo libero per eccellenza, il Figlio che trova se stesso solo consegnandosi al Padre e che ha la capacità di andare fino in fondo nonostante il prezzo che per questo deve pagare.

La nostra obbedienza è la via per essere figli nel Figlio, prendendo posizione per consegnarci come Gesù al Padre. Via che per essere autentica chiama a mettere in campo la responsabilità e la maturità tipiche di chi ha capito che ciascuno è chiamato a dare la propria risposta e a renderne conto da adulto, al di là di ogni logica di dipendenza e di subordinazione al potere di altri – fossero anche i superiori.

Si può essere ben inseriti in comunità, molto attenti alle cose dell’istituto, dediti con abnegazione al proprio ruolo, ma allo stesso tempo spiritualmente spenti, perché il punto di riferimento ultimo non è davvero il Vangelo, ma l’immagine di religioso/a che si respira in comunità, le aspettative dei superiori o dell’ambiente comunitario.  «La formazione non può accontentarsi di formare alla docilità e alle sane consuetudini e tradizioni di un gruppo, ma deve rendere il consacrato realmente docibilis. Questo significa formare un cuore libero di imparare dalla storia di ogni giorno per tutta la vita nello stile di Cristo per mettersi a servizio di tutti» (n. 35).

C’è bisogno di veri credenti che nelle loro scelte rispondano al Signore, andando anche contro corrente se occorre, capaci di quei «sì» a Dio che passano attraverso dei «no» detti agli uomini e a certe situazioni. «L’obbedienza vera non esclude, anzi richiede, che ognuno manifesti la propria convinzione maturata nel discernimento, anche quando detta convinzione non coincide con quanto viene chiesto dal superiore» (n. 24).

Formare persone mature nella fede è il solo modo per avere persone veramente obbedienti: «Chi esercita il potere non deve incoraggiare atteggiamenti infantili che possono indurre a comportamenti deresponsabili. Questa linea difficilmente condurrà le persone alla maturità. Purtroppo bisogna riconoscere che situazioni del genere sono più frequenti di quanto si sia disposti ad accettare e a denunciare, e in maggiore evidenza negli Istituti femminili» (n. 21).

Che belle invece quelle persone che non si rifanno a soluzioni già fatte, che non fanno della disciplina il punto di riferimento ultimo, che non sono mosse dal mero senso del dovere o dall’ossequio ai superiori, ma dal vangelo vissuto nella vita, nel dono quotidiano di se stesse. «Il Signore ci dia la grazia di non rimanere prigionieri, ma ci dia la grazia della gioia e della libertà che ci porta la novità del Vangelo» (n. 10).

Rispondi