Pagine di vita, racconti di un’anima (32)
Pasqua 1899
Non mi sembra vero. Da qualche settimana non vengo assalita dal demonio, sono più unita al Signore, riesco a sopportare le durezze di Taddea senza che mi sconvolgano. Oggi è come se fossi risorta anch’io con Gesù, e posso cantare l’exultet con la serenità nell’anima. Ora comprendo che la strada che mi ha portato a questo momento è stata l’obbedienza a tutti i consigli che da più parti mi venivano suggeriti, anche quando tutto mi sembrava perduto, l’abbandono in Dio, a lasciarlo operare in me, la fiducia in Gesù Crocifisso, che mi avrebbe aiutata a rimanere nella fedeltà a Lui. Ho sofferto molto, ma ho anche aspettato con pazienza la liberazione dal mio io, per perdermi in Gesù e non trovarmi più. Oggi è come se Gesù mi avesse aperto gli occhi sul vero e sul bello.
Io sono una balorda e, se non avessi tenuto in considerazione tutto questo, non so dove sarei andata a finire.
Dio nella sua provvidenza ha pensato per me la via da percorrere e mi ha dato un carattere che mi distingue da ogni altra creatura, insieme alla bontà e alla bellezza spirituale di cui mi vuole rivestire. Ha provveduto anche i mezzi di cui poter disporre, le circostanze, i luoghi le persone che sarebbero entrate in contatto con me e che mi avrebbero potuto aiutare… Lui ha disposto tutto a mio favore, non per togliermi dalla prova ma perché tutto mi riconduca a Lui. Per questo, ribellarmi alla vita, alle circostanze, alle contrarietà è ribellarsi a Dio. Accoglierle anche se non le capisco, se mi fanno soffrire, è abbandonarmi nelle mani di Dio che dirige ogni cosa a fin di bene per me. L’obbedienza, non come esecuzione, ma come adesione è come il dolce riposo del bimbo in braccio a sua madre.