I fioretti don Vincenzo: Bigia, la perpetua o… il suo cilicio quotidiano
«Quando vi deciderete a cercare un’altra perpetua al posto della Bigia?» chiese per l’ennesima volta suor Martina a don Vincenzo, dopo che le toccò di assistere alla ormai quotidiana scena in cui, senza alcuna ragione, la donna aveva manifestato il suo singolare spirito di contraddizione di cui era dotata.
Don Vincenzo infatti aveva chiesto alla suora, che era brava con l’ago, di rammendargli una talare che era rovinata nell’orlo e nelle maniche. Appena l’altra se ne accorse gliela tolse di mano e rivolta al parroco disse che era capace anche lei di mettere tre punti. Ovviamente don Vincenzo sapeva che gli sarebbe toccato indossare di nuovo quella veste sdrucita e scucita. Suor Martina non si trattenne dal chiedergli: «Ma c’è proprio bisogno di essere così compiacenti anche solo col silenzio? Vi lasciate mettere i piedi in testa da una domestica?».
Ancora una volta il fondatore cercò di ammortizzare i colpi della domestica da una parte e dall’altra e rispose a quest’ultima: «In fondo è una buona e santa donna e non voglio sostituirla con un’altra, anche se tu e le altre tue consorelle me ne avete già indicate alcune di buon comando».
Dopo alcuni giorni passò anche Ledovina a far visita a don Vincenzo e, come d’abitudine, prima di intrattenersi in colloquio con lei, la inviò in cucina raccomandando alla Bigia: «Offrile qualcosa di caldo perché ha fatto un viaggio lungo». La Bigia, sapendo di questo arrivo, si era procurata del caffè buono da offrire alla suora, ma, proprio perché il parroco glielo aveva chiesto, non nascose il suo genio di non compiacere e portò la scusa che non aveva tempo perché doveva andare nell’orto. Ledovina comprese che nell’aria c’era una sottile tensione e si scusò dicendo che non era necessario. Appena don Vincenzo si allontanò la Bigia sciolse in mille convenevoli, lasciando piena di interrogativi la suora, ai quali però non fece cenno nel corso del colloquio con don Vincenzo.
Dai racconti delle suore, infatti, Ledovina sapeva che di episodi simili erano intessute le giornate di don Vincenzo. E le raccontavano anche che quando gli facevano notare l’insopportabilità di questo comportamento, don Vincenzo sorrideva dicendo loro che il più fedele cilicio e uno dei più efficaci esercizi di mortificazione vengono offerti dalle persone più vicine.