La grazia di essere tua amica

E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.  Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».

Il sinedrio non ha ancora formalizzato la decisione di eliminare Gesù,
manca la farsa dei testimoni, la sceneggiata di Pilato…
ma Lui è già stato condannato.

Gesù lo percepisce negli sguardi nascosti dietro le finestre,
lo tocca nella folla che lo attornia per spremere da lui gli ultimi miracoli, gli ultimi insegnamenti…
Impone le mani, rassicura…, ma la tristezza e l’angoscia hanno preso dimora nel suo animo.

I suoi piedi profumano ancora di nardo:
nemmeno il caldo ricordo dell’amicizia di Maria di Betania, di Marta e di Lazzaro
sciolgono il nodo che gli stringe la gola!

Ora è notte. Il buio nasconde chi lo tradirà…, chi lo arresterà, come un brigante.

Tra i dodici, che non lo lasciano un istante seppur poco consapevoli del dramma a cui stanno partecipando,
ne prende tre in disparte.
Restate qui…statemi vicino…non lasciatemi solo…state svegli con me.

Cosa si chiede ad un amico?
Non parole, non gesti…
ma di essere presente, di non essere estraneo, lontano, distaccato dalla debolezza e dalla paura…

Gesù ha dato a larghe mani ogni bene, si è lasciato schiacciare dalla folla,
estorcere miracoli sulla base di un minimo di fede,
ed ora sta implorando un po’ di amicizia…
Restate qui, svegli… insieme a me.

Oggi, chiedi a me, di vegliare con Te!
Oggi, mi concedi la grazia di essere tua amica!
Oggi, mi chiedi di stare vicina, in veglia con chi vive l’oppressione e l’angoscia di questi tempi.

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