Solennità liturgica della Annunciazione

Maria, Madre per eccellenza, svolge da sempre nell’immaginario collettivo una funzione protettiva. In questa icona c’è un richiamo alla fratellanza sociale e un sostegno per affrontare carestie e pestilenze.

La Vergine è maestosa come un albero e solida come la roccia, apre le braccia in segno di accoglienza, madre dell’umanità perché madre di Gesù, il figlio di Dio, che racchiude nel suo grembo.

Fin da piccoli abbiamo ripetuto a memoria una semplice preghiera  che, in realtà, è il più antico troparion (= breve inno) mariano, un componimento ritmico (III secolo) : «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

Racconta Cesario di Heisterbach nel suo Dialogus miraculorum (VII, 58) che agli inizi del secolo XIII un monaco cistercense avrebbe riferito al suo abate che, essendo caduto in estasi, aveva visto in paradiso tutta la Chiesa: profeti, apostoli, la folla innumerevole dei monaci e dei santi. C’erano tutti, fuorché i monaci cistercensi. Turbato dal fatto si era rivolto alla Madre di Dio chiedendole come mai non ci fosse ombra di cistercense in cielo. Allora la Vergine, aprendo le sue braccia, mostrò che i cistercensi si erano nascosti tra le pieghe del suo grande mantello…

Un semplice racconto dove i cistercensi si sono riservati qualche privilegio, ma non possiamo aver dubbi sul fatto che Maria sa come allargare il suo manto perché tutti, sotto di esso, possiamo trovare la protezione che cerchiamo.

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