Formazione e Parola di Dio

Uno dei punti nodali su cui la Vita Consacrata è chiamata a riflettere e a pensare scelte rinnovate è l’ambito formativo, in particolare quello permanente. Al n. 16, il documento evidenzia che «per quanto riguarda la formazione continua, c’è il rischio che se ne parli molto, ma se ne faccia poca. Non basta organizzare corsi di informazione teologica e trattare temi di spiritualità, è urgente mettere a punto una cultura della formazione permanente, di cui dovrebbe far parte non solo l’enunciazione di concetti teorici, ma pure la capacità di revisione e di verifica del vissuto concreto nelle comunità».

Il testo esemplifica alcune iniziative che sono state introdotte e diffuse  come espressioni di formazione permanente ma evidenziano ancora che essa è considerata occasionale, legata ad eventi, ricorrenze e commemorazioni, mentre la sua natura è  di essere «inclusiva». L’aggettivo permanente o continua lasciano intendere che è reale quando «diventa un cammino di crescita nella fedeltà creativa con ricadute apprezzabili e durevoli nella vita concreta» (n. 35), quando «è ordinaria e si compie nella realtà di ogni giorno… quando ciascuno si lascia toccare, educare, provocare, illuminare dalla vita e dalla storia, da ciò che annuncia e celebra, dai poveri e dagli esclusi, dai vicini e dai lontani» (n.35).

Per questo l’insistenza palese e parenetica in questo testo, e nello stesso numero si ribadisce che «la formazione continua va orientata secondo l’identità ecclesiale della vita consacrata. Non si tratta solo di aggiornarsi sulle nuove teologie, sulle norme ecclesiali, o sui nuovi studi relativi alla propria storia e al carisma dell’Istituto. Il compito è quello di consolidare, o spesso anche ritrovare il proprio posto nella Chiesa a servizio dell’umanità».

La Chiesa in Vita Consecrata al n. 51 ricorda che «il compito particolare che affida alle comunità di vita consacrata è di far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale ed oltre i suoi confini». E indica due strumenti specifici da rivalorizzare per poter adempiere a questa missione: la lectio divina e la vita comune, ossia la centralità della Parola di Dio e della vita fraterna. La dimensione pastorale  della Vita Consacrata si gioca attorno a queste due risorse, legate l’una all’altra.

L’ascolto interiore della Parola  educa piano piano all’ascolto sincero dei cuori dei fratelli e delle sorelle che vivono in comunità, e questa attitudine  consentirà di ascoltare e conoscere le sofferenze di coloro che incrociano, intuirne i desideri profondi e suggerire le vie adatte per compierli. L’umanità di oggi ha bisogno di un’anima, di un significato profondo che le assicuri la sopravvivenza oltre il contingente.

Coloro che cercano Dio vivono con la sua Parola tra le mani e nel cuore, su di essa formano la propria coscienza e da essa attingono i propri criteri di valutazione e di scelta.

Rivitalizzare questa dimensione fondante  è un cammino quotidiano di formazione continua, perché senza una vita di unione con Dio e di una vita nello Spirito la nostra fedeltà sarà in serio pericolo.  Le Costituzioni, al n. 35, dicono che «noi FdO cerchiamo il contatto vivo e costante con la Parola, custodendola nel cuore come un tesoro, facendone la radice di ogni azione e il criterio primo di ogni scelta. Ne condividiamo le ricchezze attinte per l’edificazione vicendevole». Ma non basterà una regola o un comando per «ri-centrarci». C’è bisogno di entrare nell’ottica che suggerisce Antoine De Saint Exupery: 

«Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.
Prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave».

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